Festival del Giornalismo :: Gli eBook reader e i tablet allungheranno la vita dei giornali?

Gli iPad e i kindle riusciranno a risollevare le sorte del vecchio giornalismo? E se fosse davvero possibile, in che modo sopperiranno alla carta stampata? A queste domande, oggi alle ore 11 nella Sala Lippi dell’Unicredit Banca di Roma di Perugia si è svolto il convegno “Gli ebook reader e i tablet allungheranno la vita dei giornali?”. Relatori dell’incontro, moderato da Antonio Tombolini di (Simplicissimus Book Farm), Carlo Annese ( La Gazzetta dello sport), Stefano Bonilli (fondatore del Gambero Rosso e del blog Papero Giallo), Enrico Pagliarini (Radio 24), Enrico Porro ( blogger di ‘Pazzo per Repubblica’). Tanti i temi che sono stati affrontati, primo fra tutti la rivoluzione digitale, introdotta dai numerosi ebook e tablet, sancita per ultimo dalla recente uscita dell’ iPad, ultimo nato di casa Apple. <Stravolgente ma nello stesso tempo anche, potenzialmente, inutile> è stato il commento di Stefano Bonilli. <Sono stato il 50esimo cliente all’ Apple Store di New York ad averlo, anche se, devo ammettere, non c’è stata la stessa attesa che si era registrata per l’ iPhone. A parte questo, rispetto agli altri tablet l’ iPad fa davvero la differenza>. Differenza che secondo lo stesso Bonilli comincerà dalla stessa progettazione dei contenuti informativi. <Grazie all’altissima risoluzione e all’interattività dell’ iPad – dichiara il giornalista del Gambero Rosso- anche la progettazione di libri o giornali sarà da pensare in modo diverso con contenuti più interattivi e più leggeri. Oltre a ciò, anche la modalità di usufrutto potrà essere diversa, dando la possibilità agli utenti di scaricare in pochissimi secondo libri anche da 300 pagine>. La tecnologia, comunque, non metterà a rischio l’esistenza della carta stampa tradizionale. <Anche con l’I- Pad – continua – ci saranno ancora i libri tradizionali. Una cosa non escluderà l’altra. Ci sarà solo più scelta>. Dello stesso parare di Bonilli è anche Carlo Annese della Gazzetta. <Con Kindle prima, e ora con l’iPad, siamo davvero entrati nell’ “era del vetro” in cui sta nascendo un nuovo modo di vivere la professione giornalistica>. Cambiamento che, secondo Annese, può avere dei risvolti su tutto il sistema editoriale. <Questi nuovi strumenti – dichiara il giornalista della Gazzetta - possono davvero avere un impatto notevole su tutto il sistema editoriale: gli editori potrebbero incrementare, tramite applicazioni e nuovi format, la vendita di giornali; I giornalisti avrebbero la possibilità di creare notizie aggiornate in tempo reale e gli utenti potrebbero selezionare le notizie di proprio interesse>. Non stesso ottimismo, o comunque di posizione opposta, è Enrico Porro, blogger di Pazzo per Repubblica che della carta stampa ne fa il suo feticcio e ne ricorda anche i diversi usi quotidiani: “Che fine farà il cappello dell’ imbianchino? Ed il pescivendolo dove avvolgerà la sua merce? E gli appassionati del book - crossing saranno così generosi da lasciare i loro iPad sulle panchine delle stazioni per far godere anche gli altri della gioia della lettura?”. Scetticismo condiviso, infine, anche da Enrico Pagliarini che evidenzia come alcune applicazioni necessarie per questi strumenti tecnologici costituiscano più un limite che una reale opportunità. “Quando mi viene chiesto se gli ebook siano buoni per il giornalismo – afferma Pagliarini - posso dire tranquillamente di sì. Se allungheranno la vita dei giornali o meno, invece, non saprei rispondere. Anche in merito alle applicazioni – continua - non sono del tutto entusiasta perché molte sono solo per alcuni modelli di iPad o tablet e sono totalmente inutilizzabili per altri, quindi le notizie create per alcuni strumenti non potrebbero essere veicolate. Secondo Pagliarini, il problema non sarebbe da imputare solo alle tecnologie, anche i giornalisti, infatti, hanno le loro responsabilità. “Questi strumenti possono essere molto utili – dichiara lo speaker di Radio 24 - ma allo stesso tempo anche i giornalisti, soprattutto quelli più giovani, dovrebbero tornare alle origini e fare davvero il mestiere come una volta. Scendere in campo in cerca di notizie, ‘rompere le scatole’. La tecnologia fine a se stessa non serve, sono le notizie che contano”.

L’inviata a Perugia,
Viviana Attard


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