Siamo ormai agli sgoccioli e presto potremmo sapere se i Maya, con la loro profezia tanto discussa, avevano ragione. Il mondo si è letteralmente diviso tra credenti e scettici, anche se la posizione di questi ultimi potrebbe ultimamente vacillare. La data della fine del mondo viene ricollegata principalmente alla fine del calendario Maya, ma non è questa l’unica teoria che ha fatto preoccupare molti di noi. Vediamo allora da vicino.
La prima cosa a cui pensiamo parlando di fine del mondo è senza dubbio il calendario Maya, che misurava il tempo utilizzando un sistema di tre calendari. I giorni erano organizzati attraverso un calendario religioso rituale della durata di 260 giorni, suddiviso in trecene, ossia periodi temporali di 13 giorni, utilizzato prevalentemente a scopo divinatorio. A questo si aggiungeva poi un calendario solare di 365 giorni, suddiviso in 18 periodi di 20 giorni ciascuno. I Maya non contavano propriamente gli anni, ma le date di questi due calendari erano combinate tra loro per dare luogo a cicli di 18.980 giorni (circa 52 anni) per un totale di 52 cicli diversi ricorrenti. Terzo calendario era quello che calcolava il tempo trascorso dalla data della creazione del mondo secondo la mitologia maya, ed è proprio questo quello che indicherebbe il 21 dicembre 2012 come data della fine del mondo.
Non sono i Maya l’unica popolazione a considerare la data in questione fonte di profondo cambiamento. Troviamo infatti anche il popolo nativo americano degli Hopi che, come illustra Frank Waters nel suo libro “Book of the Hopi”, ritengono che siamo nella quarta di sette ere, il Quarto Mondo, e che ci stiamo avvicinando alla transizione nel Quinto. Secondo il libro in questione alla fine di ogni mondo si sono verificati eventi catastrofici. Il Primo Mondo venne infatti distrutto dal fuoco, il secondo finì quando la terra “perse l’equilibrio”, con conseguenti inondazioni e l’inizio di un’era glaciale; e il terzo finì sommerso dalle acque. Per questo ogni anno, a Novembre, gli Hopi eseguono una cerimonia chiamata wuwuchim, in una grotta sotterranea, il kiva, dove inscenano il processo della nascita e durante la quale “gli iniziati sperimentano una rinascita spirituale”.
Se ci rivolgiamo però alla sfera esoterica il 21 dicembre viene indicato come termine dell’era astrologica in corso, ossia l’Era dei Pesci, ed inizio di una nuova, quella dell’Acquario, che porterà con se cambiamenti a livello sociale, economico, politico e culturale. Tra i suoi vari teorici, il fondatore dell’antroposofia Rudolf Steiner è stato uno dei primi ad averne delineato le caratteristiche. Nel corso dei secoli ci si è accorti che il periodo dell’anno di visibilità delle costellazioni dello zodiaco mutava a causa della cosiddetta precessione degli equinozi, moto di precessione dell’asse terrestre che determina uno spostamento di 1° circa ogni 72 anni. Conseguentemente, ogni 2160 anni cambia la costellazione dello zodiaco visibile in corrispondenza del sorgere del Sole nel giorno dell’equinozio di primavera. Nella tradizione astrologica occidentale, ciò determina la fine di un’era astrologica e l’inizio della successiva. Domani scadrebbero quindi i 26000 anni che ci hanno accompagnato nell’Era dei Pesci, per ripartire da zero nell’Era dell’Acquario.
Tra le molteplici teorie riguardanti il 2012 vi è anche quella secondo cui, a causare sconvolgimenti sul nostro pianeta, sarà il Sole. La colpa sarebbe da imputare alla cosiddetta “fase attiva”, che la nostra stella attraversa ogni 11 anni: durante questo particolare periodo, il Sole può generare tempeste magnetiche più o meno potenti, capaci, a seconda della minore o maggior intensità, di mettere fuori uso i satelliti, di minacciare la sicurezza degli astronauti o addirittura, in casi eccezionali come quello previsto per questi giorni, di distruggere i sistemi di telecomunicazione e quelli di distribuzione dell’energia. A causa della particolare forza dei venti solari potrebbe verificarsi un’inversione dei poli magnetici terrestri e lo spostamento dell’asse del pianeta, con conseguenze sconosciute, che fanno lavorare la fantasia di molti.
A queste teorie si sono opposti però scienziati e studiosi di vario genere. Secondo Sandra Noble, studiosa della civiltà Maya ed executive director della Foundation for the Advancement of Mesoamerican Studies, “Considerare il 21 dicembre 2012 come un giorno del giudizio o un momento di cambiamento cosmico è un’invenzione assoluta ed un’opportunità per molte persone di fare profitto”. La fine di un ciclo del calendario era infatti vista dal popolo Maya semplicemente come occasione di grandi celebrazioni per festeggiare l’ingresso nella nuova epoca.
Dall’ambito scientifico arriva la smentita di Gianna Cavazzi, astronomo dell’osservatorio Arcetri di Firenze, riguardo gli effetti delle tempeste solari. Queste possono disturbare la nostra magnetosfera, e quindi le comunicazioni e le reti di distribuzione elettrica, ma non possono scatenare terremoti drammatici, maremoti o altre catastrofi naturali che comporterebbero la fine del mondo. Il fenomeno dell’inversione dei poli magnetici invece potrebbe privare la Terra dello scudo magnetico che ci protegge dal vento solare, particelle nucleari che il sole lancia di continuo. Molte prove geologiche dimostrano che nel corso della storia il pianeta ha invertito i poli almeno 400 volte negli ultimi 300 milioni di anni. Manca invece prova delle 400 catastrofi seguenti alle 400 inversioni dei poli magnetici, di cui non si trova traccia.
Nessun commento
There are currently no comments on Fine del mondo: Non è vero, ma ci credo!. Perhaps you would like to add one of your own?