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Udinese formichina: 1-1 a Bergamo

I friulani, in vantaggio con Muriel, si accontentano del pareggio dopo il rigore dell'ex Denis

Di . Pubblicato in Sport

Pubblicato sabato 22 dicembre 2012

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Non un grande spettacolo, quello offerto da Atalanta e Udinese, in particolare nella mezz’ora finale di quest’ultimo appuntamento con la Serie A del 2012. A dispetto della profezia Maya, i friulani scendono a Bergamo per disputare il penultimo turno del girone d’andata, e lasciano l’impressione di averci creduto un po’ troppo alla predizione del popolo precolombiano, quasi snobbando l’improbabile, previsioni alla mano, rendez-vous con i nero-azzurri. Profeti mancati a parte, la squadra di Colantuono e quella di Guidolin, rasserenate da una classifica tranquilla, si sarebbero potute lasciar galvanizzare dal distacco ridotto dai posti europei e cercare ambiziosamente i tre punti, ma hanno preferito, invece, recitare il ruolo della formica della celeberrima favola di Esopo, mettendo da parte un’altro punticino prezioso per l’inverno.

Luis Muriel ha siglato il suo primo gol in stagione

BOTTI DI CAPODANNO - Atalanta e Udinese hanno sparato i propri fuochi d’artificio con qualche giorno d’anticipo, limitandoli tutti ai primi 45′ minuti di gioco, e regalando lo spettacolo migliore nel finale, tra il primo gol in campionato di Muriel, siglato al 33′, e la risposta, su calcio di rigore, del Tanque Denis, giunta al 40′. Riavvolgendo il nastro fino ad inizio match sorprende, ma fino ad un certo punto, l’esclusione dall’undici di partenza di Totò Di Natale, a riposo dopo le fatiche, ahilui improduttive, di coppa, mentre sulla sponda atalantina vince il ballottaggio, per un posto alle spalle di Denis, il giovane De Luca, che fa accomodare El Frasquito (barattolino di marmellata) Maxi Moralez in panchina. Ciò che fa più rumore è l’assenza di Willians, nemmeno in panchina, che alimenta le voci di un suo probabile addio, dopo che il centrocampista arrivato in Friuli in estate, prendendo spunto dal compagno Armero, anche lui oggi assente, ne ha emulato le disavventure extra-calcistiche, con riferimento alla denuncia a suo carico pervenuta dalla polizia per istigazione alla corruzione, dopo che il brasiliano è stato fermato in stato di ebbrezza al volante, nella notte tra il 12 e il 13 dicembre.
Dedicandoci alla cronaca della gara, la prima conclusione in porta registrata sui taccuini dei cronisti risale al minuto 28, quando sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Lucchini calcia di destro trovando l’opposizione con un braccio, seppur aderente al corpo, di Pinzi. Prima di allora, qualche traversone pericoloso effettuato degli esterni bergamaschi, e sparuti spunti friulani, in particolare con Muriel e Basta, solito motorino sull’out di destra. Perché la partita si accenda è necessaria la pirotecnica acrobazia di Luis Muriel, che finalizza magnificamente il preciso invito proveniente dalla sinistra di Pasquale. Al vantaggio friulano seguono una decina di minuti ad altissima intensità: prima De Luca sfiora, ma non quanto basta, il cross di Peluso, poi Badu di testa cerca il raddoppio ma colpisce debolmente, infine, ci pensa il direttore di gara, il signor Marco Guida, con il suo personale fuoco d’artificio, a rendere ancora più spettacolare lo show, decretando un rigore fin troppo generoso a favore dell’Atalanta, che Denis realizza, in pieno ossequio della regola dell’ex. Si va al riposo sul giusto risultato di parità.

A NATALE SI È PIÙ BUONI - Con il 25 dicembre alle porte, bergamaschi e friulani convengono di anticipare il brindisi, adagiandosi con almeno mezz’ora d’anticipo sul punteggio di 1-1. Le poche emozioni della seconda frazione di gioco, tutte di marca nero-azzurra, arrivano al 47′, frutto di un imperdonabile errore di Pasquale che spalanca le porte agli avanti di casa, i quali, però, si fanno stoppare da Badu appostato sulla linea, e dieci minuti dopo: nell’occasione salva in angolo, sulla conclusione di Bonaventura, il numero uno bianco-nero. Nonostante gli ingressi di Di Natale e Maxi Moralez, la partita non regala più grosse emozioni, se non per il protagonismo, ai limiti del masochismo, del neoentrato trequartista tascabile atalantino che, prima, si fa ammonire per una netta simulazione, poi, rischia il secondo giallo, che sarebbe stato legittimo, colpendo Pinzi con una debole ma maliziosa manata a palla lontana.

Non accade null’altro fino al triplice fischio dell’arbitro, che con soli due minuti di recupero tende la mano alle due compagini per un veloce rientro alle proprie dimore. La prudenza, nella vita, e nello sport, non è mai troppa, e l’obiettivo dei 40 punti, meta prefissatasi da entrambe le squadre, impone a due allenatori navigati come Colantuono e Guidolin di dar importanza ad ogni punto raggranellato. Ma se volessimo imparare qualcosa dalla morale de “La cicala e la formica”, per cui chi nulla mai fa, nulla mai ottiene, dovremmo interrogarci se fare, o provare a fare, qualcosa di ambizioso, ma con la giusta dose di umiltà, significhi essere cicala oppure formica. Alla fine di copioso lavoro e grande fatica, il Friuli aspetta il giorno in cui cantare.

 

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