Sarà un caso, ma quasi tutti i maggiori schieramenti inseriscono nei rispettivi programmi elettorali il capitolo istruzione all’ultimo posto. A volte è solo questione di alfabeto, altre no. Qualcuno direbbe ironicamente che gli ultimi saranno i primi, ma noi abbiamo la sensazione di avere davanti un quadro ben chiaro: l’università e di conseguenza la formazione degli studenti italiani sarà molto probabilmente lasciata in un angolino, come sta puntualmente avvenendo in campagna elettorale. Approfondiamo però quali sono le proposte dei maggiori schieramenti politici nel secondo capitolo del nostro dossier. Questa volta è il turno del Pdl, della Lega e della Lista Civica per Monti.
PDL
Innanzitutto il partito di Berlusconi si concentra sulla questione fiscale. Tra i primi cinque punti troviamo infatti la detassazione degli utili reinvestiti poi nella ricerca, il pieno funzionamento del Fondo per la concessione di un credito di imposta per la ricerca e lo sviluppo stabilito con l’ultima Legge di Stabilità e un credito di imposta sugli investimenti di nuovi prodotti. Viene anche pensata un’esenzione fiscale totale sulle borse di studio sia per chi le riceve sia per chi le finanzia. La seconda parte di programma sembra invece essere meno concreta, in quanto enuncia delle proposte ma senza chiarire come poterle attuare. Ad esempio la valutazione di scuole, docenti e università. “Si vuole favorire la meritocrazia” dichiara il programma, ma non si spiega chi dovrebbe essere incaricato a valutare e secondo quali criteri. Inoltre si dichiara di voler rendere autonome le scuole nella scelta degli organici e della gestione dell’offerta formativa. Resta però poco chiaro come, a fronte di tutti i tagli previsti dall’ex Ministro dell’economia Tremonti, gli istituti riescano ancora ad assumere nuovo personale, quando invece la tendenza è sicuramente negativa. Per l’università, in particolare, si vuole razionalizzare il numero degli atenei sul territorio e agganciare la distribuzione del finanziamento ordinario a parametri strutturati di qualità. Quali siano questi parametri però non è dato saperlo. Infine c’è la proposta di valorizzare la lingua inglese nei corsi di laurea.
LEGA NORD
Il partito ormai capeggiato da Maroni sembra invece non avere grandi idee per migliorare l’università, se non quella di abolire il valore legale dei titoli di studio. È infatti chiaro a tutti che dovunque ci si laurei il voto vale in tutta Italia allo stesso modo. Il problema è che così facendo non verrebbero riconosciute le qualità di un ateneo rispetto ad un altro, specialmente nei concorsi pubblici. Questa proposta potrebbe essere complementare a quella del PdL di ridurre il numero degli atenei sul territorio. Rimane da capire quali però possano essere i criteri con cui operare.
LISTA CIVICA PER MONTI
Lo schieramento dell’ex Presidente del Consiglio Mario Monti parte da un presupposto: una volta ridotto il debito pubblico si potranno cercare nuovi finanziamenti per l’università e la ricerca, non prima. “La priorità dei prossimi cinque anni” - queste le parole scritte nell’Agenda Monti - “è fare un piano di investimenti in capitale umano”. Nel documento si precisa che una volta trovate le risorse bisognerà sviluppare gli strumenti di valutazione della materia di ricerca, già attiva con il progetto dell’ANVUR. Bisognerebbe però chiarire il ruolo di questo organo, più volte criticato come sottolinea Antonio Vanuzzo in un suo articolo uscito recentemente su Linkiesta.it. Secondo il giornalista infatti, l’ANVUR sembra “non essere del tutto indipendente dal ministero e non essere del tutto affidabile come strumento di valutazione dei singoli ricercatori, compito affidatole in tutta fretta dal ministro Profumo. In ogni caso, secondo la Lista Civica per Mario Monti, per ogni facoltà, ormai chiamati dipartimenti e quindi più incentrati sull’aspetto della ricerca, bisognerebbe rendere pubblici gli esiti occupazionali a sei mesi e tre anni dal conseguimento della laurea. Quindi una sorta di precisazione e approfondimento del lavoro già svolto da molti istituti di ricerca che si basano invece sul periodo più lungo di quattro anni per capire quanti laureati hanno trovato lavoro.
Viene aggiunto di incentivare gli investimenti del settore privato, mediante agevolazioni fiscali e rafforzando il dialogo tra imprese e università. L’obiettivo finale di Mario Monti è quello di rendere gli atenei italiani più competitivi a livello europeo in modo tale da vincere più fondi di ricerca messi a disposizione dall’UE. Nessun accenno invece sulla questione del valore legale dei titoli di studio né sull’elevato numero di ateni presenti sul nostro territorio. La cosa che preoccupa è come verrà ridotto il debito pubblico, perché negli ultimi anni questi soldi sono stati tolti a sanità e istruzione in primis. Verrà invertita questa tendenza? Infine c’è da sottolineare come il programma ufficiale della lista si basa ancora sulla cosiddetta Agenda Monti, più volte definita come una linea guida, ma non una lista di proposte concrete. Resta quindi da capire quali saranno queste proposte, se verranno elencate su un documento ufficiale o se rimarranno sparse per il sito web dello schieramento.
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