Il Papa si dimette. Questa la notizia che ha scosso l’intero pianeta nella giornata di ieri. Una decisione che ha ben pochi precedenti, ma che racchiude un significato profondo. Ufficialmente la motivazione è il peso dell’età che si fa sentire, non conciliabile con gli impegni spettanti a un pontefice. Si potrebbe pensare a un segno di debolezza, specialmente se paragonato al calvario vissuto dal suo predecessore, Karol Wojtyla. Egli rimase attaccato a quella croce fino a quando non esalò il suo ultimo respiro, suscitando compassione in tutto il mondo. Papa Ratzinger invece decide di mollare prima: lo farà ufficialmente il 28 febbraio. Questa presa di posizione, in realtà, racchiude una confessione e un appello a chi lo sostituirà.
Ratzinger, infatti, con le sue dimissioni, confessa di non essere stato in grado di rinnovare la Chiesa in maniera sufficiente per riavvicinarsi ad una società sempre più distante. Di questa società i giovani ne sono parte fondamentale, perché rappresentano il futuro. Dichiarazioni contro le unioni gay e contro l’uso dei preservativi sono state gli emblemi di un pontificato che voleva mantenere salde le proprie radici, precludendo qualsiasi possibilità di cambiamento. Questo però non ha giovato a una delle istituzioni più antiche del mondo, e Ratzinger deve averlo capito.
L’appello è quindi rivolto al suo successore. Il nuovo Papa dovrà, infatti, essere in grado di saper interpretare meglio la società e le sue necessità. La posta in gioco è alta e un profilo su Twitter non è sufficiente ad avvicinarsi ai giovani. Anche perché abbiamo visto cosa ne è venuto fuori: l’hashtag #faiunadomandaalpapa è diventato un cult della rete. Dicono, quindi, che il prossimo papa sarà nero. Ai Pitura Freska, però, non pare ancora vero.
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