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Anonymous e SEA, la strana cybercoppia in aiuto dei turchi

Gli hacker più famosi del mondo insieme a un governo all’avanguardia nella cyber-guerra

Di . Pubblicato in Mondo, News

Pubblicato lunedì 10 giugno 2013

Abbiamo già parlato di come la rete sia parte integrante delle rivolte che stanno avendo luogo in Turchia in questi giorni, quello che ancora non conoscete è la strana unione che ne è conseguita.

Il SEA riunisce un gruppo di hacker pro-Assad appoggiati dal governo del loro Paese.

Ci si poteva aspettare che gli Anonymous scendessero in campo per sostenere la libertà di pensiero e di parola che i manifestanti vedono messe a rischio. Quello che sembra incredibile è che lo abbiano fatto al fianco del Syrian Electronic Army. Nonostante abbiano ideologie profondamente differenti, i SEA costituiscono infatti l’ala cibernetica del governo Assad utilizzata per attaccare e spiare reti e politici nemici, la scorsa settimana hanno colpito insieme il primo obiettivo. Hackerando due reti governative turche differenti hanno ottenuto l’accesso a dati sensibili relativi a persone di spicco del potere Erdogan. Nel frattempo il Syrian Electronic Army si è fatto vivo con un hacking al sito del Ministero degli Interni turco. Il gruppo ha rubato gli oltre 60 indirizzi email e password dei registrati, pubblicandoli poi online sul proprio blog.

La prima comunicazione è arrivata da un comunicato stampe degli Anonymous, il quale affermava il riuscito accesso alle caselle di posta elettronica, password e rubrica telefonica del primo ministro Recep Tayyip Erdogan e del suo staff. La conferma è arrivata poco dopo dal governativo turco con una dichiarazione serale. Confermata anche dalla sostituzione, effettuata dalla SEA, della prima pagina del sito con una che mostrava il logo degli hacker e il messaggio: “Alzati contro l’ingiustizia e la tirannia di Erdogan”.

Nonostante il grande successo riscosso dall’operazione, che prendeva il nome di “Operation Israel” (su twitter ‘ashtag #opIsrael) a cui Anonymous aveva creato un sito dedicato, le due parti non hanno però continuato la collaborazione. Poco prima che cominciassero le commemorazioni israeliane della domenica, l’account Twitter di Anonymous aveva diffuso il messaggio: «403 ERROR: Israel Not Found #Anonymous #OpIsrael #FREEPalestine #Revolution», come a dire: “abbiamo cancellato Israele dalla Rete, inizia la rivolta”. La conseguenza sono stati 20 mila account di Facebook israeliani e circa duemila siti internet resi inaccessibili, o deturpati, per un breve periodo di tempo. Nel giro di alcune ore la situazione era tornata alla normalita, ma l’esercito informatico degli israeliani non poteva restare con le mani in mano. La risposta? Sono riusciti ad “hackerare” a loro volta il sito realizzato dagli Anonymous www.opisrael.com, inserendovi l’inno nazionale di Israele ed il messaggio, evidentemente diretto al collettivo di Anonymous: «Solo danni minori, avete perso».

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