Uno degli appuntamenti più attesi della Stagione Lirica 2014 del Teatro Verdi di Trieste è sicuramente Madama Butterfly, il dramma di Giacomo Puccini ispirato al lontano Giappone.
Il successo di questa rappresentazione sta nel rievocare un mondo lontano dal fascino eterno. Chiave di questo successo sono le scenografie di Pier Paolo Bisleri, eleganti e leggere come carta di riso. Non è un caso che la scena di maggiore impatto visivo sia quella del matrimonio tra la geisha Butterfly e il tenente della marina americana Pinkerton, in cui il corteo di familiari in abiti tradizionali precede la sposa. E’ anche l’unica scena corale, l’unica chance per lustrarsi gli occhi nello sfarzo di costumi e parrucche. Infatti la famiglia rinnegherà presto Madama Butterfly, che per amore (non ricambiato) di Pinkerton ha detto addio alla sua religione.
L’inizio è un po’ timido ma con il procedere del dramma si scaldano anche le voci dei cantanti, con momenti di grande coinvolgimento regalatici da Amarilli Nizza, sicura e convincente nel ruolo della protagonista Cio-cio-san, e di Luciano Ganci nelle vesti di Pinkerton. Menzione speciale a Chiara Chialli, che interpreta la fedele serva Suzuki. Si muove sul palco con una grazia ed eleganza da fare invidia a una vera geisha, magari la prossima volta la signora Nizza potrebbe prendere spunto e provare ad essere meno ingessata nei movimenti.
Il resto del cast fa il suo dovere. Filippo Polinelli è un console Sharpless compassionevole, l’unico fra tutti i personaggi maschili dell’opera a prendere in considerazione l’idea che una geisha possa avere dei sentimenti, Gianluca Sorrentino un Goro viscido ma deboluccio, Silvia Verzier incarna proprio la moglie americana insipida che Pinkerton voleva.
Come al solito l’Orchestra del Verdi fa il suo lavoro egregiamente, sotto la sempre appassionata direzione del Maestro Donato Renzetti.
Nel complesso questa rappresentazione della Madama Butterfly è piacevole e godibile, meritevole di un pubblico più numeroso di quello che si è presentato alla prima.
L’opera sarà in scena al Verdi il 28 febbraio e il 2, 4, 6 e 8 marzo.
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