Lei si chiama Annie Clark, americana d’origine, in arte conosciuta come St. Vincent, trentaduenne con un grande spirito, artefice del suo nuovo e omonimo album intitolato appunto St.Vincent. Ci si potrebbe aspettare che questo sia il suo primo album, come del resto fanno molti artisti quando consacrano il loro inizio di carriera e invece siamo di fronte al quinto inciso subito dopo un fantastico “Love This Giant” in collaborazione con David Byrne. Per quest’ultimo lavoro, invece, ha scelto due batteristi del calibro di Homer Steinweiss, batterista del gruppo Sharon Jones and The Dap-Kings e McKenzie Smith del gruppo Midlake.
Per chi non la conosce, St.Vincent è un’artista poliedrica: polistrumentista, cantautrice, abile nell’elaborazione di testi definiti polisemici, termine che in semantica indica la capacità che possiede una parola di esprimere più significati. Quest’album rivela l’indole e la creatività dell’artista enfatizzando il suo spirito riflessivo e al contempo spiritoso, proprio come rivela il suo primo singolo, uscito in anteprima il 9 Dicembre scorso, intitolato “Birth In Riverse”, probabilmente il più rappresentativo dell’album. Il brano si sviluppa come un magma che corre sotterraneo pronto a ribollire in superficie, all’interno del quale si fondono pop, rock, uno spruzzo di indie-rock e un perfetto uso dell’elettronica.
La stessa Annie afferma in un’intervista: «Ci tenevo a fare un disco che si potesse ballare, oltre che ascoltare, ma volevo anche che avesse un peso e una sostanza emotiva». Nell’album sono presenti anche tracce più profonde come “Prince Johnny” e “I Prefer Your Love” scritta e narrata in collaborazione di John Congleton.
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