Un estro fantastico e un’attitudine istintiva alla sperimentazione, entusiasmo, curiosità e passione caratterizzano la personalità del pittore triestino Silvano Clavora, che sarà protagonista venerdì 14 marzo alle 18 nella Sala Paolo Alessi del Circolo della Stampa di Trieste (corso Italia 13) con la presentazione dell’elegante monografia a lui dedicata, che ripercorre attraverso più di 200 pagine e numerosissime immagini a colori il suo lungo itinerario creativo: un percorso condotto con instancabile e brillante passione dal ‘63 al 2013 dall’artista triestino, che in modo del tutto personale ha saputo interpretare lo spirito delle avanguardie del secondo novecento e degli anni 2000.All’incontro, organizzato e condotto dall’arch. Marianna Accerboni, interverranno il critico Sergio Brossi e Adriano Dugulin dell’Area Cultura e Sport del Comune di Trieste, cui si deve la prefazione del volume, il quale si avvale dei testi inediti di Accerboni e dello stesso Brossi.
In una città dalla “scontrosa grazia” di sabiana memoria, esistono a volte in ambito artistico-culturale e scientifico dei gioielli nascosti, che, per riservatezza o desiderio di guardare avanti e di produrre, si celano essi stessi con levità e noncuranza al pubblico - osserva Accerboni - Tra queste personalità, pluridotate e in fondo schive, possiamo collocare l’animo sorridente di Silvano Clavora, pittore poliedrico e artista discreto e fantasioso, che nel corso della sua lunga vita ha sperimentato con passione, curiosità e originalità molteplici aspetti del linguaggio delle avanguardie,transitando con abile leggerezza creativa e consequenzialità da un filone all’altro.
La sua precisione e il suo ricco linguaggio, anche tecnico, con il quale descrive le caratteristiche delle opere che sposta per meglio farle vedere alla luce - scrive Adriano Dugulin nella prefazione - esprimono di Silvano Clavora la volontà di essere, lui artista, guida documentata ed efficace del suo lavoro artistico. Opera dopo opera scopro periodi e stili e tecniche nel suo studio di via San Servolo dove, su ogni parete e in ogni angolo, le opere stazionano e occhieggiano il visitatore…Ma si coglie, forte, - prosegue Dugulin - ‘energia della creatività sostenuta da una ben determinata razionalità che rende ogni singolo gesto pittorico capace di comunicare.
Considerando il corpus ideale degli almeno mille quadri dipinti dall’artista - osserva Sergio Brossi nella monografia - ecco gli oli aventi per tema il paesaggio. Opere ispirate, in genere, alla visione del Carso triestino non soltanto autunnale o invernale ma anche quello visto con una trovata rivoluzionaria: scoprirne l’intima essenza geologica, gettando uno sguardo sui 125 milioni di anni delle ere trascorse, andando a conoscere il Carso nel suo cuore e svelato dai tagli crudeli delle cave.
Classe 1932, Clavora fu inizialmente autodidatta e successivamente si formò alla scuola del pittore triestino
Saverio Sorbise e con i maestri Nino Perizi e Livio Franceschini, introdotto nell’ambiente artistico dalla moglie Livia Richermo, che, di origine torinese, aveva frequentato l’Accademia di Belle Arti di Lubiana e lo aveva incoraggiato a proseguire lungo la difficile strada dell’arte. Ad accompagnarlo nella usa pittura è stata anche la musica, particolarmente la fisarmonica e i compositori classici, tant’è che diverse sue tecniche miste portano titoli ispirati alle sette note. In particolare, negli anni giovanili aveva suonato in teatro, alla Rai e nel corso di concerti eseguiti in complessi assieme a Vittorio Carniel.
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