Le proteine sono molecole biologiche capaci di assolvere numerosi ruoli all’interno di un organismo vivente. I mattoni che compongono le proteine si chiamano amminoacidi e ognuno di loro influenza, anche se in minima parte, le interazioni strutturali proteina-proteina e proteina-substrato. Questo è particolarmente importante in ambiti quali la farmacologia che ha come scopo quello di trovare delle molecole stabili che riescano a modificare un particolare enzima provocandone, in risposta, un preciso effetto biologico. È il sistema seguito dalle aziende farmaceutiche che studiano ed elaborano giornalmente composti in grado di poter inibire i potenziali bersagli che causano numerose malattie.
Generalmente i farmaci possono essere di diversa natura, di origine peptidica o sintetica. I ricercatori della Scripps Research Institute a La Jolla, in California, hanno trovato un ingegnoso sistema al fine di sintetizzare amminoacidi “non-naturali”.
Questa tecnica è apparsa sulla rivista Science e utilizza un catalizzatore come il palladio, il quale permette di rompere il legame carbonio-idrogeno presente negli amminoacidi per sostituire quest’ultimo con una molecola più complessa, la piridina e successivamente, attraverso un composto aromatico come la chinolina, è possibile attaccarvi il un gruppo arilico e il gioco è fatto. I risvolti sono molto rilevanti: questi amminoacidi “elaborati” sono delle ottime potenziali molecole farmacologicamente attive, che possono essere utilizzate nelle terapie antibiotiche, antitumorali, o nell’inibizione delle placche amiloidi dell’Alzheimer. Le potenzialità che questi farmaci hanno sono attribuibili alla capacità di quest’ultimi di resistere all’attività enzimatica di degradazione che avviene fisiologicamente all’interno dell’organismo aumentando, nel tempo, la loro azione terapeutica.
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