Ormai era nell’aria da diversi mesi e molti se lo sentivano che non tirava buon vento per il test più odiato delle facoltà a numero chiuso (anche noi di Radioincorso.it ne avevamo parlato in questo articolo). E alla fine il ministro Giannini ha deciso di rompere gli indugi e confermare la notizia: da luglio si procederà con la proposta per eliminare il test d’ingresso alla facoltà di medicina, spostandosi verso un nuovo metodo di selezione. Si propende in particolare per il modello francese, ovvero primo anno a libero accesso con lo sbarramento di selezione per l’entrata al secondo, così da premiare coloro che si saranno distinti per i propri risultati “sul campo”. Il cambiamento è stato definito “importante e necessario” per modificare un sistema che escludeva migliaia di candidati in base ad un esame a crocette contenente domande tra le più svariate (e improbabili), spesso per nulla legate all’ambito della medicina. Si riuscirebbe così ad introdurre una maggiore meritocrazia per quanto riguarda la scelta dei candidati, poichè verrebbero valutati su di un ambito immediatamente riconducibile alla loro futura professione e quindi senz’altro più rappresentativo delle capacità individuali. Non mancherebbe comunque un sistema di selezione a causa dell’oggettiva difficoltà che si ha nell’affrontare gli studi di medicina, che ogni anno spingono diversi studenti ad abbandonare il corso dopo aver avuto la fortuna di passare il test.
Plauso generale delle associazioni studentesche che da anni chiedono una revisione o annullamento del test perché palesemente iniquo e poco significativo per capire chi sarà un buon medico e chi no. Ora però la battaglia non è finita, servirà infatti dare il via ad una fase di concertazione con atenei e studenti per fare in modo che le modifiche che si intende introdurre non finiscano per far peggiorare la condizione degli aspiranti camici bianchi anziché migliorarla; questo è un punto fondamentale per far si che il progetto di riforma non si trasformi in uno spot elettorale. C’è però da dire che non sono tutti contenti di dare l’addio al tanto odiato test. Sotto l’hashtag #numerochiusoserve si sono radunati infatti tutti coloro che pensano che il sistema di selezione vada mantenuto, pur con qualche modifica nel merito, in quanto male minore rispetto a ciò a cui si correrebbe incontro abbracciando il modello francese. È partita anche una petizione sul sito Change.org, rivolta al ministro per fargli valutare le conseguenze di questo suo tentativo di riforma. Sono diversi i punti contestati nella scelta del titolare di via Transtevere: in primo luogo la selezione. Questa diventerebbe ancora più iniqua in quanto affidata al corpo docente e non più ad un meccanismo che non solo è democratico, in quanto uguale per tutti, ma anche completamente trasparente e perfettamente comparabile. Anche la conferenza dei rettori ha sollevato qualche perplessità riguardo alla capacità delle strutture universitarie di accogliere una tale mole di studenti, garantendo al contempo la partecipazione alle lezioni e la frequenza dei tirocinii (basti ricordare che l’anno scorso i candidati per 10.000 posti erano 64.000 ragazzi). Da notare poi che il metodo di selezione rischierebbe di tramutarsi in un approccio terroristico alla valutazione al fine di scremare il più possibile i candidati e ridurli ad un numero ragionevole. Chi garantirebbe, a questo punto, che i meritevoli sono solo quelli che prendono solo 30/30 ad ogni esame?
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