E’ stato solo giornalismo”, con queste parole il direttore di Repubblica, Ezio Mauro, ha dato il via a “Media e Potere: l’avventura delle 10 domande” uno degli appuntamenti più scottanti della terza giornata di oggi nella terza giornata del Festival internazionale di Perugia. In un gremito Teatro Pavone, Mauro, ha risposto alle domande di Angelo Agostini, direttore di Problemi d’informazione, in merito alla ‘battaglia’ giornalistica intrapresa da Repubblica sullo scandalo delle escort che ha investito il nostro Presidente del Consiglio lo scorso aprile. Sul perché di tanto accanimento e costanza, il già direttore della Stampa, ha ribattuto che si è trattato di “pura tecnica giornalistica”. “Le domande – dichiara - sono state pensate solo per rispondere ad un’esigenza giornalistica. E’ il metodo di lavoro che si usa in tutto il giornalismo mondiale” Lavoro, che lo stesso Mauro, ritiene essere una vocazione e che non si collega ad una sua specifica appartenenza politica. “Mi hanno tacciato di essere la vera opposizione della destra – ammette - ma si sbagliano. Io faccio solo il mio lavoro. E’ una cosa che ho sempre fatto e che continuerò a fare. E’ vero, mi capita anche di fare il direttore ma tutto quello che faccio, è pura passione per il mestiere. La stessa – continua- che dovrebbero avere tutti coloro che svolgono il proprio lavoro, politici inclusi.” Oltre alla passione, Mauro, cita anche il coraggio. Quello di alcuni giornalisti che hanno avuto denunciando verità scomode e quello che tutti i professionisti del settore dovrebbero avere per veicolare un’ informazione corretta e garantire la libertà d’informazione. “Quando mi si chiede se in Italia esista o meno la libertà di stampa - dichiara il giornalista - mi altero. E’ una domanda sbagliata nella forma. E’ ovvio che in un paese democratico come il nostro la libertà ci sia. Manca, però, la libertà di scrivere senza aver paura che a chi non va bene ciò che si scrive possa contraccambiare tirando fuori alcuni fatti della vita privata che dovrebbero rimanere tali e anche quella solidarietà da tutto il mondo dell’informazione”. Problema, quello della poca solidarietà nell’ambiente giornalistico, che secondo Mauro, è prerogativa soprattutto del giornalismo italiano. “Quando Obama – racconta il giornalista di Repubblica- al momento d’indire la conferenza stampa per annunciare la riforma sanitaria, ha proibito al canale Fox, di proprietà di Murdoch, di accedervi perché rappresentativo di una forza d’opposizione politica, tutta la stampa americana non si è presentata alla conferenza. In Italia un atteggiamento del genere è impensabile”. A quanto emerge dalla conferenza, quindi, più che di fazioni politiche, secondo Mauro, il caso sollevato da Repubblica sarebbe più improntato all’esercizio della pura tecnica giornalistica che all’ attacco alla persona specifica. “Noi – conclude - facciamo un giornale fatto di carta e d’inchiostro. Non siamo al mondo per convertire qualcuno. Esistiamo per permettere al cittadino di esercitare questo suo diritto dandogli gli strumenti per formarsi una propria opinione”.
Articolo della nostra inviata a Perugia Viviana Attard