Le 10 cose che solo uno studente Erasmus può capire

L‘Erasmus è un’esperienza che tutti dovrebbero vivere almeno una volta nella propria carriera universitaria. È l’occasione per aprire i propri orizzonti, per vedere e soprattutto fare cose che forse non capiteranno più e in nessun’altra occasione. Molte sono le cose che solo chi è stato in Erasmus può realmente capire, ma noi ne abbiamo trovate dieci, forse le più significative, che chi ha vissuto conosce bene e che chi si sta apprestando a partire dovrebbe leggere attentamente per arrivare a destinazione preparato.

1. Carte, carte, carte. l’Application Form è lungo quanto una tesi di laurea, il Learning Agreement lo compili almeno tre volte perché gli esami che scegli prima di partire non corrisponderanno mai a quelli che devi sostenere realmente (o ti accorgi, una volta a destinazione, che sono troppo pesanti per uno studente in Erasmus). E poi ancora l’assicurazione sanitaria, la residenza estera, il contratto per l’alloggio, gli attestati con gli esami svolti, il Transcript of Records, il modulo di dichiarazione di arrivo nel paese ospitante. Torni in Italia che non hai ancora terminato di compilare fogli inutili.

2. L’alloggio. Lo studentato dell’Università ospitante: una stanzetta di massimo 15 mq - se si è particolarmente fortunati - con bagno in comune con altre 15 persone, tanto che vedere il tuo wc dopo 6 mesi e poterti sedere comodamente sulla tavoletta ti sembra l’esperienza più strana della tua vita. Ovviamente senza bidet.

3. Il disperato bisogno di una connessione. Finito con i documenti universitari? Si parte allora ad interrogare tutti gli italiani conosciuti nel frattempo: “quanto paghi? Quanti Giga di internet hai? E per le chiamate in Italia cosa mi consigli? Sai, devo sentire la mia fidanzata. (Finché dura, povero illuso!)

4. Le visite degli amici italiani. La tua camera di 15 mq diventa un dormitorio per almeno 5 persone. Materassi e materassini gonfiabili coprono completamente il pavimento della stanza. Anche tavoli e sedie diventano utili per dormire.

5. La perenne atmosfera festaiola. Non ha più senso aspettare il sabato sera per il divertimento. Anzi, non ci si ricorda neanche quando è sabato. La serata Erasmus è la più gettonata ovviamente. Qualcuno ricorderà gli Exch Pop True, “Lunedì sera, la discoteca, Martedì sera, la discoteca, Mercoledì che mal di testa, ma sono andata alla discoteca”. Ecco riassunto il calendario settimanale di un Erasmus.

6. La cena nella cucina comune dello studentato. Tra i momenti più divertenti. Piatti da ogni parte d’Europa. Ad accomunare tutti indipendentemente dalla provenienza ci pensa lui: l’alcol. Birra e superalcolici sono graditi a tutti i partecipanti. È durante serate del genere che impari a parlare le lingue straniere: via le inibizioni e diventi poliglotta.

7. Gli esami. La sera leoni, il giorno… Sbaglia chi pensa che in Erasmus si faccia solo festa. Ci si ricorda sempre troppo tardi che ci sono regole da rispettare. Ci si ritrova a dover affrontare miriadi di esami per poter arrivare ai crediti minimi richiesti in Erasmus. E allora la mattina si iniziano ad incontrare zombie con “Il libro in una mano, il caffé doppio nell’altra”, riadattando i Negrita.

8. Al verde. Dopo mesi di serate i soldi scarseggiano, anche perché la borsa di studio basta a malapena per l’alloggio. Dopo qualche mese all’estero infatti, inizi ad incontrare, in qualsiasi locale in cui entri, compagni di università dietro ad un bancone o a servire, in giro per i tavoli di un ristorante. Dopo il lavoro ovviamente si va a fare baldoria.

9. Gli amori, le storielle e i tradimenti. Ci siamo. L’argomento più trattato in Erasmus. Quanti di voi sono partiti con un fidanzato/a al proprio fianco? Quanti di voi hanno tradito in Erasmus? Quanti di voi sono tornati soli o con un/a fidanzato/a diverso? In un paese straniero non ti conosce nessuno, e allora dai il meglio di te (o forse il peggio). Tanto tutto quello che succede in Erasmus rimane in Erasmus.

10. La depressione post-Erasmus. Questa esperienza porta sensazioni uniche, irripetibili e che solo un altro Erasmus può capire. La conferma di questo? L’inevitabile depressione post-Erasmus. Si faccia avanti chi non ha provato la sensazione di vuoto e incompletezza tipici di uno studente che fa ritorno dall’estero. Una volta tornati in Italia, tutto ricorderà quel periodo: una canzone, un profumo, una strada, un locale.

Questo è l’Erasmus. Come direbbe Xavier ne L’appartamento spagnolo: «Sono francese, spagnolo, inglese, danese. Non sono uno, ma una moltitudine. Sono come l’Europa. Sono tutto questo. Sono il caos.» Nulla può eguagliare quello che si è vissuto in quei mesi.