Il rettore Francesco Peroni ha presentato il nuovo Statuto dell’Università di Trieste che, dopo mesi di lavoro e numerosi incontri della commissione redigente cominciati nel febbraio scorso, ha avuto il via libera definitivo del Senato accademico e del Consiglio d’amministrazione con una doppia delibera del 13 e 15 settembre. Per quanto riguarda questa fase di preparazione e di stesura il rettore ha voluto sottolineare la partecipazione e la collaborazione dell’intera comunità, compresa una rappresentanza studentesca: Jacopo Lillini e Riccardo Spina era i due studenti membri della commissione redigente. Inoltre è da sottolineare l’unanimità delle decisioni prese nel corso dell’iter. Nel complesso il documento, articolato in 5 titoli e 44 articoli, che regolerà la forma istituzionale, amministrativa e della didattica della nostra Università recepisce le disposizioni delle leggi nazionali, in particolare la legge 240, ma importanti e numerose sono le novità. Oltre a riprendere i principi fondamentali espressi nel vecchi statuto, è stata enunciata la missione internazionale dell’ateneo e la sua dimensione europea, quindi sarà un’Università che non limiterà la sua prospettiva al territorio esclusivamente nazionale. In numerosi articoli si è voluto inoltre definire esplicitamente il primo destinatario delle attività dell’ateneo, noi studenti; sperando che non sia solo una teoria di principio ma che tali disposizioni vengano adottate anche nel concreto. Rivoluzionata la vita democratica e la forma istituzionale/amministrativa: i membri del Senato accademico vengono ridotti da 27 a 7, quelli del Consiglio d’amministrazione da 22 a 11: nel Cda i membri esterni saranno 4 e non più 3; l’aumento di esperti estranei all’Università permetterà l’eliminazione della partitocrazia in favore dell’interesse generale dell’ateneo. Il numero dei dipartimenti, come ho già informata in articoli precedenti, passerà da 17 a 11 avocando a se le funzioni di ricerca e di didattica delle facoltà, le quali spariranno. Il rettore comunque ha ribadito che i corsi di laurea rimarranno invariti. Altre novità sono il comma 5 dell’articolo 2 che stabilisce il principio della valutazione della didattica e del merito. Ed è verso la meritocrazia che vuole muoversi il nuovo statuto. Vengono estesi orizzontalmente i competitor che vorranno ricoprire posizioni di responsabilità: alla sfida elettorale potranno partecipare tutti i docenti e non solo quelli di prima fascia, viene così abolito il criterio selettivo di anzianità e si punterà alle qualità e alla onorabilità. Nel complesso il nostro nuovo statuto sembra innovativo e meritocratico, da una parte vuole razionalizzare le risorse investendole in modo oculato e dall’altra ha come obiettivo la buona amministrazione composta da personale competente, etico e virtuoso.
26/09/11, 13:39, Postato da: Mattia Clemente
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