Una profusione di visioni che sfida la vertigine: è quanto cade nell’occhio, ovvero nei mille occhi di un pubblico curioso di scoprire sguardi nuovi sul cinema, scorrendo l’offerta della decima edizione del festival nato a Trieste nel 2002 con un’avveniristica edizione in Porto Vecchio e proseguito nelle edizioni successive facendo perno sul Teatro Miela, dove si svolgerà anche l’edizione del decennale, intitolata “Vertigo”, dal 16 al 24 settembre.

Sguardi nuovi, perché il pubblico di oggi è stanco della diffusa mancanza d’inventiva nella gestione della cultura e nella realtà di tutti i giorni.

Sguardi nuovi che si ribellano agli appiattimenti di un cinema precotto, e vogliono scoprire nel cinema di tutte le epoche l’eccitante brillio della bellezza e della conoscenza.

Che cosa offre il programma di questa decima edizione? Di tutto, ma nella convinzione che questa varietà sia un metodo di scoperta nella molteplicità di vite di cui abbiamo bisogno.

Film rari e ritrovati, copie uniche di film perduti, proiezioni come eventi unici alla presenza di cineasti e appassionati… insomma l’abbandono a un’avventura della visione, dove nulla sarà scontato, e ogni spettatore potrà eleggere in questa o quella immagine, in questa o quella presenza incisa nelle immagini, l’oggetto di un innamoramento che segnerà la sua vita.

L’avventura: ecco la parola d’ordine con cui immergersi nel programma, da mattina sino a notte, addirittura tra il primo e il secondo giorno seguendo un flusso notturno visto che uno dei partner del festival, Fuori orario, prolungherà nella notte televisiva di RAI3 l’omaggio al regista Jean-Claude Rousseau, che preinaugura il festival nel pomeriggio con l’anteprima mondiale del suo ultimo film

Nell’anno del cento cinquantenario italiano, “I mille occhi” proseguono l’indagine degli Stati Generali del Cinema Italiano, disvelando la sua molteplicità infinita presentando anche una rassegna di film degli anni 45/48 di sorprendente vitalità. È uno dei percorsi che toccheranno anche, con spregiudicatezza, serietà e piacere insieme, temi come la presenza ebraica, con l’epilogo di alcuni film rivelatori su Israele, dalla cinica mitografia fondativa di Coletti all’amica ferocia di Straub-Huillet (ispirata a Fortini e a Kafka e Buber).

Ma non è si finisce per sfidare un po’ la stanchezza delle palpebre? E, soprattutto, chi dà i soldi ai Milleocchi in questi momenti in cui tutto precipita? Purtroppo il festival parte da un budget ridicolo rispetto ai festival adulti in Italia e in Europa. Ma sfida se stesso ad arricchirlo con una rete di contatti internazionali e di amicizie artistiche. L’Associazione Anno uno si avvale, attraverso la Cineteca del Friuli, della collaborazione della Cineteca Nazionale e di molteplici partner, compresi molti archivi e istituzioni europee.

Diretta da Sergio Grmek Germani, la rassegna si avvale della collaborazione di alcuni dei cinefili più appassionati: triestini, friulani, di tutta Italia, balcanici, mitteleuropei, francesi… Ha il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia, del Comune e della Provincia di Trieste, le sponsorizzazioni di Puiatti Impresa Agricola e di JMN&DY Product Placement, e la collaborazione di luoghi alberghieri e di ristorazione cittadini che sottolineano turisticamente il gusto della vita cui il festival vuole abbandonarsi.

TRA CRISI LAVORO E DESIDERIO

È un’avventura anche il gesto da Davide contro Golia con cui il festival rovescia come un guanto il pensiero dominante sull’irreversibilità della crisi economica nella rassegna che s’intitola Standard & Poor, come l’agenzia di rating globale. Vi saranno compresi bellissimi film italiani di Rossellini, Olmi, Comencini ed altri, capaci di scoprire ciò che non è ovvio nelle durezze del sociale. Con felici oscillazioni estremistiche, da Gobetti e Fortini (“Scioperi a Torino”) a Jacopetti (“Operazione ricchezza”).

GIULLARI DI DIO

Sarà un viaggio dello spirito quello che guiderà il pubblico nella sezione “Giullari di Dio”, dedicata ad opere di una religiosità talvolta irriverente quanto intensa e spregiudicata. Con una viva attenzione al cinema italiano, tra Rossellini, Comencini ed Olmi, ma anche degli ospiti importanti presenti al Festival, quale il ritorno della Liliana Cavani già presente la scorsa edizione, Pasquale Squitieri ed altri in via di conferma. Alcuni titoli:

dai “Franceschi” di Rossellini e Cavani a “Io e Dio” di Squitieri a “Cercasi Gesù” con Beppe Grillo a “Joan Lui” con Celentano a “Centochiodi” con Raz Degan, a “Immortalità - Camilo Torres, un prete guerrigliero” di Paolo Breccia.

Verranno così riunite opere diverse che si sono sottratte ai giochi della società dello spettacolo, ricorrendo una purezza di visione eccessiva e trasgressiva.

IL PREMIO ANNO UNO A KLAUS WILDENHAHN

E’ un’avventura quella che il festival coglie nell’impulso collezionistico, presentando un poker di rari film italiani d’avventura provenienti da una collezione ritrovata in Germania.

Ma la Germania è anche il luogo in cui il festival ambienta una parte del suo programma: la rassegna di film rari corealizzata con il Goethe-Institut, e i film di Klaus Wildenhahn, premio Anno uno 2011, di cui si vedranno opere di meravigliosa ferocia, come “Reise nach Ostende”, il suo ritorno sui luoghi della prima guerra mondiale, che il festival allaccerà a un rilancio della misconosciuta collezione Henriquez di Trieste. Perché anche a casa ci sono molti viaggi da intraprendere.

L’EVENTO INAUGURALE E LO SPECCHIO

L’evento inaugurale: per la prima volta sarà proiettato il capolavoro del maggior regista sloveno, Matjaž Klopčič,”Triptih Agate Schwarzkobler”, nelle condizioni in cui il regista avrebbe voluto vederlo proiettato, in una copia 35mm che farà cogliere il fascino di una storia attraversata da ipnotiche e desiderate presenze femminili. L’attrice protagonista, la splendida Nataša Barbara Gračner, sarà alla serata inaugurale insieme alla vedova e alla figlia del regista, in un evento coprodotto con la Slovenska kinoteka di Lubiana e la Cineteca del Friuli di Gemona, e patrocinato dal Ministero della cultura sloveno.

Nel vortice dei riferimenti e dell’introspezione, da citare il richiamo di Klopcic alla letteratura, ossia il riferimento a Ivo Andric ed il suo rapporto con il cinema. Andric, che viene seguito come “corriere diplomatico del cinema” dai territori balcanici, come dai Balcani giunge il lavoro sul corpo e sull’immagine della videoartista croata Jagoda Kaloper, perturbante e affascinante al tempo stesso.