Già certa della qualificazione, l’Italia fa 1-1 in Serbia

Una buona prestazione nell’infuocato ma corretto Marakana di Belgrado. Ecco quanto visto in terra serba, dove molti occhi erano puntati più sugli spalti che sul campo, visto che i supporters di casa erano chiamati alla prova del nove dopo lo scempio del Marassi dell’andata. Nel complesso, la prova è stata superata, niente guai. Dovrà darsi molto più da fare, invece, la rappresentativa locale, che cercava affannosamente i 3 punti che le avrebbero permesso di piazzarsi momentaneamente al secondo posto del girone. Dato il solo punto ottenuto e in virtù della contemporanea vittoria dell’Estonia, i serbi dovranno ora vincere obbligatoriamente in Slovenia. Per gli azzurri invece, passerella finale contro l’Irlanda del nord.
Il match odierno vede l’Italia partire a razzo e passare in vantaggio dopo soli 54 secondi con Marchisio. Pur giocando un buon primo tempo, al ‘25 arriva il pareggio con un tocco di Ivanovic in mischia. Nella ripresa gli azzurri pensano più al controllo del match, tentando ripartenze per pungere in contropiede. Il pressing dei padroni di casa, per i quali sarebbe stata necessaria una vittoria, costringe gli azzurri a non poter fare diversamente. Ma non ci sono grossi pericoli e il match scivola lentamente verso il ‘90. Martedì ultimo atto, poi, ci si vede in Polonia e Ucraina.

Giuseppe Caterino

 
 
 
 
 

Caos a Marassi e la sfida Italia-Serbia, valida per le qualificazioni a Euro 2012, è iniziata con 35 minuti di ritardo ed è stato interrotto dopo 6′ per lancio di fumogeni: circa 1.600 ultras della Serbia sono confinati nel settore ospiti, in una vera e propria “gabbia”. A dieci minuti dal fischio d’inizio della partita è cominciato un lancio di fumogeni verso l’adiacente gradinata nord, riempita da sostenitori dell’Italia. Il lancio è proseguito verso il campo, nonostante l’intervento dei vigili del fuoco, ed è stato accompagnato anche dall’esplosione di una bomba carta. La polizia, in assetto antisommossa, si è schierata a bordo campo al di là della recinzione che circonda i tifosi stranieri, e un’idrante è stato aperto verso di loro. Dopo mezz’ora di grande confusione la squadra serba è andata sotto la curva dei propri tifosi e ha cercato di convincerli a interrompere le intemperanze. Nella Serbia non c’è il portiere titolare Vladimir Stoikovic: è stato lo stesso giocatore a chiedere di non scendere in campo, dopo che alcuni ultras serbi al seguito della squadra lo avevano minacciato incrociandolo fuori dall’albergo e avevano tentato l’assalto al pullman della squadra. Un esempio scandaloso per il calcio internazionale, tifosi che percorrono chilometri e chilometri per rovinare quella che poteva essere una tranquilla partita di calcio.

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