Hanno età, interessi, attività e provenienze molto diverse. C’è chi ha poco più di vent’anni e chi ne ha poco meno di settanta, c’è chi danza e chi fa la guardia forestale, chi si adatta ai nostri tempi di precariato e chi insegna matematica all’università, o magari da vent’anni lavora nella stessa fabbrica di resine collanti. In comune, però, hanno una tenace passione per la scrittura, un indubbio talento, e una buona dose determinazione. Sono i sei scrittori selezionati per il nuovo progetto Roland, scritture emergenti, al via nell’ambito di pordenonelegge.it 2011. Sei autori inediti che naturalmente aspirano alla pubblicazione, e che proprio al festival di Pordenone troveranno un momento prezioso, originale e certo innovativo, di incontro e confronto con i loro potenziali selezionatori - i ‘temutissimi’ editor nazionali chiamati a vagliare i testi – ma anche con i loro futuri lettori, giacchè questo ‘laboratorio’ si svolgerà alla presenza del pubblico di pordenonelegge. Eleonora Caruso di Novara, Piergianni Curti, torinese, Francesca Esposito di Milano, Renzo Vinzio, valdostano, Alessandro Romeo veneziano di stanza a Torino e Michele Lamon, milanese di nascita ma udinese di adozione da oltre vent’anni e finalista al Premio Calvino 2010, tutti selezionati attraverso i migliori bacini di scrittura italiani (riviste cartacee e on line, laboratori di scrittura), saranno protagonisti del laboratorio Roland, scritture emergenti promosso da pordenonescrive, ideato e curato dallo scrittore Giorgio Vasta e dall’editor Marco Peano. Nell’arco di due mattinate, sabato 17 e domenica 18 settembre, discuteranno dei loro lavori al Convento di San Francesco (dalle 10) con sei editor: Giulio Mozzi (Einaudi Stile Libero), Giulia Ichino (Mondadori), Vincenzo Ostuni (Ponte alle Grazie), Dalia Oggero (Einaudi), Michele Rossi (Rizzoli) e Nicola Lagioia (minimum fax). «Scoprire un nuovo scrittore - anticipa Alberto Garlini, curatore del festival - vuol dire scoprire una nuova porzione di mondo. Forse di questi tempi può sembrare impossibile, ma il mondo è affamato di storie. Viviamo quotidianamente in una dimensione che è a metà fra la fiction e la realtà, quasi che il bisogno di raccontare sia antropologico. Pordenone, attraverso il festival e la scuola di scrittura, vuole fare qualcosa di concreto: dare una sponda per scoprire nuovi talenti, incrociare il discorso editoriale con questo bisogno primario dell’uomo e far crescere nuove generazioni di scrittori sempre più consapevoli». Non a caso il laboratorio prende il via a Pordenone, che in questi anni si è affermata come capitale orientale della scrittura narrativa, sede non solo del festival pordenonelegge ma anche di una scuola di scrittura e cuore pulsante del progetto Dedalus, dedicato alla realtà letteraria italiana. Senza dimenticare i talenti letterari che nell’ultimo decennio sono fioriti in città, da Mauro Covacich a Tullio Avoledo, da Federica Manzon a Simone Marcuzzi, agli stessi Gian Mario Villalta, fresco vincitore del premio Viareggio Poesia e direttore artistico di pordenonelegge, e Alberto Garlini, curatore del festival e, con Gian Mario Villalta, della sua derivazione ‘operativa’, la scuola di scrittura pordenonescrive. Roland sarà dunque un’agorà frizzante per ragionare sui testi degli autori in una discussione critica intorno alla scrittura e all’editoria, e forse davvero per scoprire nuovi nomi e nuovi talenti letterari da aggiungere in dote alla ‘città degli scrittori’. Ma c’è di più: Roland proseguirà due settimane dopo a Milano, “capitale” della grande editoria e città attivissima anche sul fronte dell’editoria indipendente: giovedì primo ottobre, negli spazi di Assab One, è in programma il numero zero di Roland. Macchine e animali, una giornata per descrivere il progetto Roland nel suo complesso, tra Pordenone e Milano. «Roland – spiega Giorgio Vasta – vuole aprire una finestra per scrutare i meccanismi che intervengono da un lato nell’immaginare e scrivere un libro, dall’altro nel decidere di pubblicarlo o di non pubblicarlo. La scrittura narrativa e l’editoria sono contesti molto più complessi e conflittuali di quanto si creda. Se certamente esiste una parte di prassi editoriale concentrata sul “caso” e sul mainstream, sui cosiddetti bestsellers, esiste anche un’altra parte di lavoro editoriale, quella che ci sta più a cuore, per sua natura critica e problematizzante. Esiste un “fare” editoria che continua ad assumersi la responsabilità di scelte coraggiose e spiazzanti decidendo di svolgere un ruolo attivo di regia culturale».
27/08/11, 23:31, Postato da: Enrico Matzeu
Pubblicato in: Eventi In Corso
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