Mi trovo al Deposito Giordani a Pordenone. E’ il 22 dicembre 2012. Esattamente dieci anni fa moriva, stroncato da un infarto, il leader dei Clash, Joe Strummer. Per l’occasione è stata organizzata una serata interamente dedicata a lui, il Plastic Punk Fest - Joe Strummer Edition. Oltre a una piccola mostra in suo onore, è stato organizzato un piccolo contest tra band locali la sera prima. Il gruppo vincitore, gli Hi-Per Grease, ha infatti appena concluso il suo concerto per far spazio agli ospiti d’eccezione: i Punkreas, una delle band più importanti della scena punk rock italiana, attiva da ormai 23 anni. Riesco a incrociare il loro chitarrista, Noise, e gli chiedo se è possibile fargli qualche domanda prima del concerto. Lui, felpa e pantaloncini corti, fa un salto dietro le quinte e avvisa i suoi compagni. Una volta uscito mi dice che ha ancora 5 minuti. Ne approfitto, curioso di sapere cosa hanno preparato per la serata, ma lui mi risponde sorridendo:
“Non te lo dico perché è una sorpresa! Lo scriverai tu quando il concerto sarà finito! Però ti posso raccontare il nostro rapporto con Joe Strummer. Abbiamo avuto la possibilità di suonarci insieme ad un Independent di un sacco di anni fa…”
Nel 1999, se non sbaglio…
Eh non mi ricordo l’anno. Non ho questa memoria. Però è stato meraviglioso. Abbiamo passato l’intera giornata a bere, ridere e scherzare e mi ha pure firmato la chitarra. Poi quando doveva iniziare il suo concerto ci ha detto che lo potevamo accompagnare sul palco. Quelli della sicurezza però non facevano passare nessuno, nemmeno lui. Allora c’è stata una scena veramente divertente in cui lui urlava: “It’s my show! It’s my show!” e continuavano a tenerlo fermo. Alla fine è riuscito a salire e noi dietro di lui. Durante il concerto ci continuava a salutare e ringraziare. Un artista meraviglioso, ma prima di tutto un uomo meraviglioso.
Qual era, secondo te, la sua più grande qualità?
Lui mi piaceva tantissimo per numerosi motivi. Uno perché avevamo affinità culturali, sociali e politiche evidenti; ma pure nel modo di fare musica, nel modo di fare punk rock eravamo simili. Anche a noi dei Punkreas piace variare sul reggae e sui bpm un po’ più lenti, come facevano gli stessi Clash. Questo però non toglieva niente a loro della connotazione tipicamente punk. Credo nemmeno a noi, però questo lo devono dire gli altri.
Voi ultimamente state sperimentando sempre nuovi generi e nuovi suoni. Qual è la direzione?
La direzione è sempre quella della coerenza con quello che noi siamo. Ovviamente, passando il tempo e gli anni, le persone cambiano e noi cambiamo come tutti gli altri. Siamo convinti che la coerenza non sia rimanere sempre uguali a se stessi, anche perché rischi di diventarne una brutta copia. La tua musica cambia con te. Ci piace sperimentare, ma anche “cartellare”, perché fa sempre parte della nostra storia. Cambiando noi, cambiano a volte anche le sonorità.
Spesso però un artista viene definito “venduto” perché ha appunto cambiato genere. Cosa ne pensano i Punkreas?
Nei confronti degli altri non lo so, però noi abbiamo sempre mantenuto una certa coerenza. Il nostro cambiamento non è mai stato a scopo commerciale e i fatti lo dimostrano. Abbiamo rifiutato situazioni incredibili che non erano in sintonia con quello che facciamo. Per esempio, una major in passato ci ha proposto un contratto della madonna, dicendoci però che volevano farci diventare i nuovi nomadi. A quel punto, Cippa - il cantante dei Punkreas(ndr) - si è toccato i maroni sapendo la fine che ha fatto il cantante dei Nomadi. Quella volta abbiamo capito che nella discografia ufficiale ci sono persone poco competenti e poco capaci. Non è un rifiuto a priori da parte nostra. Se troviamo la situazione giusta in cui ci permettono di poterci esprimere come vogliamo noi, allora si può fare. E’ vero che esistono però tanti gruppi che pur di fare certe cose modificano il proprio sound sotto richiesta. In questo caso il prodotto che ne viene fuori non è sentito, e lo si capisce. Mentre quello che facciamo noi, state tranquilli, ce ne assumiamo la più totale responsabilità. Tutto quello che esce sotto il nome Punkreas è merito o colpa nostra.
Qual è la canzone che preferisci dei Clash?
Death is a Star!
Gli squilla il cellulare. È il suo gruppo che gli intima di tornare. Il concerto sta per iniziare. Mi saluta e, tempo 5 minuti, me lo ritrovo sul palco a saltare come un ragazzino. Il concerto vola via, come se quei vent’anni di carriera non si facessero minimamente sentire. La potenza e l’energia sono sempre le stesse. Verso la fine arriva la sorpresa. Gli accordi sono inconfondibili: è “Police On My Back”, canzone dei Clash facente parte dell’album Sandinista! - il più completo e sperimentale della band inglese. Non poteva essere altrimenti.
23 dicembre 2012 presso 20:09
Complimenti per l’articolo.
23 dicembre 2012 presso 21:25
Grazie
23 dicembre 2012 presso 22:33
simone the best
26 dicembre 2012 presso 21:32
Ben scritto e ben detto!..