Debora Serracchiani, candidata alla presidenza del Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia per il Partito Democratico alle elezioni del 21 e 22 aprile, ha partecipato all’incontro “Quale Università per il Friuli Venezia Giulia“, svoltosi mercoledì 20 marzo alla Scuola Superiore di Lingue, Traduttori e Interpreti dell’Università di Trieste ed organizzato da CGIL e FLC. Al convegno erano invitati tutti i leader dei maggiori schieramenti che si sfideranno nella prossima tornata elettorale. La volontà era quella di esporre alla classe politica i problemi che affliggono il sistema universitario della nostra regione per auspicare nuove politiche indirizzate a risolverli. Debora Serracchiani, poco prima dell’inizio dell’incontro si è fermata con Radioincorso per scambiare due battute, iniziando dalla sempre più proficua collaborazione tra gli atenei di Udine e di Trieste:
«A me piace definirlo Sistema Regionale delle Università. Significa che immagino una rete, una federazione tra le università che magari tenga dentro anche la SISSA e i conservatori, cioè quelle che sono le eccellenze della nostra conoscenza regionale».
Se dovesse vincere le elezioni, ha una proposta concreta per unire i sistemi universitari di Friuli Venezia Giulia, Slovenia e soprattutto Croazia, siccome quest’ultima entrerà a breve nell’Unione Europea?
«Sicuramente penso ad un riordino regionale che qualifichi e intervenga nella qualità della ricerca e della didattica e che soprattutto eviti delle sovrapposizioni e crei delle sinergie. Va da sé che sarà necessario creare un sistema di alleanze con le regioni vicine. Il bacino di utenza del Friuli Venezia Giulia può ambire assolutamente ad avere rapporti costanti di sistema con queste realtà; tanto più se guardo alla Croazia che a luglio del 2013 entrerà in Europa e quindi diventerà un interlocutore ancora più stretto e più forte. E penso anche a quel mondo dei Balcani a cui dobbiamo iniziare ad ispirare fiducia rispetto, non solo alla stabilizzazione del sistema, ma anche ad una qualità della didattica e dell’offerta».
Più nello specifico, la Giunta Tondo ha sostituito l’E.R.D.I.S.U. con l’ARDiSS, Agenzia Regionale per il Diritto agli Studi Superiori. Secondo lei quale voce in capitolo potranno avere gli studenti nella nuova governance?
«Io credo che la Riforma sia stata sbagliata nel metodo, perché una riforma così importante non può non tenere conto dei protagonisti principali che sono gli studenti. Quindi immagino che comunque nel sistema entri con forza la loro partecipazione. Non sono del tutto convinta dei risparmi per cui vorrei che venisse chiarito meglio il sistema dei trasferimenti Udine-Trieste, chiarire anche in base alla specificità delle zone come venga garantito il diritto allo studio degli studenti»
A fronte della sua esperienza di Europarlamentare, secondo lei si può importare una cultura europea di apertura in una città come Trieste che è sì multiculturale, ma troppo spesso si rivela chiusa?
«È sicuramente la città più europea d’Italia, ma che negli ultimi anni è rimasta più immobile. Direi che bisogna aprire alle nuove idee, recuperare spazi, ma soprattutto tornare protagonisti. Ecco perché il sistema universitario di Trieste, che noi dobbiamo rafforzare, deve diventare protagonista delle relazioni internazionali. Ciò significa andare a trovare risorse dove abbiamo cercato poco, ossia in Europa. Quindi mettere in piedi un sistema di ricerca dei finanziamenti europei che parta sicuramente dall’università, ma che venga anche accompagnato a livello regionale. Significa anche avere relazioni internazionali con gli interlocutori vicini, come dicevo prima. Questo rafforzerebbe il nostro sistema delle università e delle nostre aree di ricerca e finalmente creeremo una rete virtuosa».
In conclusione, qual è la sua opinione sul prossimo governo? Riuscirà ad andare avanti?
«Difficile dirlo. Mi auguro che riesca a fare quelle tre quattro cose che servono al Paese. Non metto al primo posto il sistema elettorale che comunque va riformato, ma penso soprattutto alla revisione del Patto di Stabilità, allo sblocco dei pagamenti alle imprese da parte della Pubblica Amministrazione, al sistema dell’istruzione e della ricerca che abbiamo fortemente ridotto, a fronte di diversi paesi europei che di fronte alla stessa crisi economica la riduzione non l’hanno fatta e hanno mantenuto gli stessi livelli di finanziamento. Ci vuole un governo che capisca la necessità di investire nella conoscenza per essere competitivi».
Si ringrazia Daniele Kovacic per i preziosi suggerimenti.
22 marzo 2013 presso 19:18
Senza la tua bravura i miei suggerimenti sarebbero inutili!