Mi è capitato la scorsa settimana di mangiare delle prugne secche e, mentre leggevo delle informazioni nel sacchetto mi sono imbattuta nella scritta “potrebbe contenere tracce di frutta a guscio”. Incuriosita da come ciò fosse possibile ho fatto un po’ di ricerche sul web e mi sono imbattuta in ingredienti strani. Alcuni migliorano il sapore dei piatti, altri la consistenza. Altri ancora servono solamente a far spostare un po’ la lancetta della bilancia. Alcuni poi, più che ingredienti, sono sostanze capitate lì per errore.
Partiamo dai casi più recenti? Solo alcune settimane fa è stato trovato DNA di cavallo in hamburger di manzo. Non era una mutazione genetica, ma solo un tentativo di risparmio da parte di fornitori di grossi supermercati inglesi. Una tecnica di macinazione particolare è quella utilizzata per alcuni wurstel di pollo, nonostante si chiami “separazione meccanica” in realtà l’animale viene macinato così finemente che nella composizione dei wurstel sono presenti anche le sue ossa.
Mentre non è una novità l’uso di alcol per conservare il pane in cassetta, stupisce la presenza di alcune proteine dell’uovo nel Grana Padano. Si tratta in particolare della lisozima, usata dagli anni ’80 per la stagionatura del formaggio, alcune proteine dell’ananas sono invece utilizzate per intenerire la carne in scatola. La famosa frutta in guscio è presente non solo nelle prugne, ma anche nella salsa di pomodoro, spesso sotto la dicitura “aromi naturali”.
Tutta al naturale invece resta la birra, spesso resa più chiara con la papaina, estratta proprio dalla papaia. Premio naturalezza, ma non onestà, anche per il tonno. Si sa, se è rosso è di qualità migliore, a meno che non sia semplicemente colorato on il succo di rapa. C’è invece una sorpresa bizzarra nei vasetti di alimenti: l’acido lattico, i cui sali sono usati come additivi per le proprietà conservanti, acidificanti e antibatteriche. Come curiosa è anche l’origine del colorante che tinge di rosso caramelle gommose, Aperol e Campari, ottenuto essiccando e triturando il carapace di un piccolo insetto.
Pericolose sono invece le tracce di piombo nel latte. Questo metallo può entrare nella catena alimentare attraverso pascoli in aree non autorizzate. Controllate sempre le autorizzazioni date ai produttori visto l’effetto sullo sviluppo neurologico. Attenzione anche al riso, uno degli alimenti dove l’arsenico si accumula più facilmente. Fonte di contaminazione questa volta sono le falde acquifere inquinate. Pericolo anche nei cibi conservati male, che possono presentare micotossine anche molto tossiche, prodotte da funghi che proliferano in determinate condizioni di umidità e temperatura.
Passiamo infine alle contraffazioni, a partire dall’esotico kebab che dovrebbe contenere solamente carne di montone ma che spesso, nei Paesi non islamici, viene unito al maiale. Seguono l’olio d’oliva, fiore all’occhiello della cucina italiana è anche uno degli alimenti più contraffatti dall’industria alimentare mondiale, e l’aceto balsamico realizzato con aggiunta di aromi. Falsi anche nelle spezie, soprattutto su quelle in polvere. Facile barare, sia per migliorare l’aspetto con coloranti sia per diluirle con altre polveri, più economiche e alle volte tossiche. Chiudiamo con un altro orgoglio nazionale, il caffè: spesso unito ad altri semi, come quelli di tamarindo, o a cicoria arrostita, pur di truffare sul peso.
Limitate invece la cottura di carni e prodotti da forno. Pane, pizza e patate al forno non devono mai essere cotti eccessivamente onde evitare la formazione di acrilamide cancerogena, mentre nella carne alla brace la parte bruciata presenta ammine eterocicliche, anch’esso cancerogeno.
Beh avanti, non spaventatevi. Un po’ di attenzione quando siete al supermercato e buon appetito!
Nessun commento
There are currently no comments on Gli ingredienti sbagliati. Attenzione a quello che si mette nel piatto. Perhaps you would like to add one of your own?