Sedersi all’ombra sfogliando un libro, addormentarsi cullati dalle parole di Kundera, o vagare tra i sogni e gli incubi di Edgar Allan Poe. Sono solo alcuni dei piaceri portati dalla lettura di un buon libro, che però sempre più spesso si vede abbandonato su uno scaffale o impolverato in biblioteche o librerie. Dedicarsi a una lettura di piacere dopo aver trascorso l’intera giornata all’università tra lezioni, dispense e studio, è sempre meno frequente. Non è solo la mancanza di tempo però a far sì che i libri restino abbandonati a sè stessi, ma anche la presenza di distrazioni sempre diverse, ma non sempre negative.
Per questo, nel 1996, l’UNESCO ha scelto il 23 aprile come giornata mondiale del libro e della protezione, per promuovere la lettura e la pubblicazione dei libri, ma anche la protezione della proprietà intellettuale attraverso il copyright. L’origine in realtà è spagnola, dove viene chiamata anche “Giornata del libro e delle rose”, più precisamente in Catalogna. Proprio lì lo scrittore ed editore Vincent Clavel Andrés si fece per primo promotore dell’evento, ed il 6 febbraio 1926 re Alfonso XIII promulgò un decreto con cui la Giornata del libro veniva promossa in tutta la Spagna.
Indiscussa l’importanza di promuovere la cultura letteraria, in Italia infatti non brilliamo a riguardo. Il Rapporto sulla promozione della lettura, a cura del Forum del libro, presentato lo scorso mese a Roma dal sottosegretario Paolo Peluffo, lo conferma. «Nel 2012 anno solo il 46% degli italiani, di cui 51,9% femmine e 39,7% maschi, dichiara di aver letto almeno un libro all’anno: il dato, che pure è di gran lunga inferiore a quello di paesi stranieri confrontabili al nostro (per un confronto internazionale, si pensi che legge il 61,4% degli spagnoli, il 70% dei francesi, il 72% degli statunitensi, l’82% dei tedeschi), assume addirittura una connotazione positiva, se lo confrontiamo a quello dell’anno precedente». A confermarlo anche “Noi italia”, la fotografia del nostro Paese realizzato dall’Istat. Nonostante questi dati non tengano conto dei libri scolastici letti la situazione resta preoccupante, e diventa quasi un paradosso considerando il grande numero di festival culturali che si tengono in tutto il Paese.
Sono tanti gli eventi previsti per oggi in Italia per far riscoprire al pubblico il piacere della lettura. A partire dal “Maggio dei Libri”, terza edizione della campagna nazionale promossa dal Centro per il libro e la lettura del ministero per i Beni e le Attività Culturali in collaborazione con l’Associazione Italiana Editori, nato con l’obiettivo di sottolineare il valore sociale della lettura come elemento chiave della crescita personale, culturale e civile. A concludere l’evento sarà il Salone Internazionale del Libro che animerà Torino dal 16 al 20 maggio. A Roma invece i libri si trasformano in «pagine viaggianti» all’interno delle stazioni della metro. In alcune fermate infatti ci sarà un bookcrossing: verranno allestite delle postazioni culturali dove si accoglierà chi desideri prendere un libro, lasciandone magari un altro in cambio. I volumi raccolti saranno destinati a case famiglia e a istituti penitenziari.
In diverse piazze si terrà inoltre il «Flash book mob»: l’iniziativa, lanciata da alcune case editrici italiane, che prevede il ritrovo di molte persone, ciascuno con un libro e che, ad un segnale convenuto inizieranno a leggere per tre minuti uno stralcio del proprio testo.Una giornata è solo il punto di partenza per riavvicinare non solo i giovani, ma l’intera popolazione alla lettura. Sembra infatti che bambini e ragazzi, fino alle soglie dell’adolescenza, siano lettori appassionati. La loro passione si ferma però quando entrano in contatto con il mondo “là fuori”, perchè forse «non è vero che in Italia si legge poco. Direi piuttosto che si legge proporzionalmente alla nostra realtà economica, sociale e culturale. In Italia, infatti, il consumo di libri è direttamente proporzionale al livello generale di modernità del paese» e se lo ha detto Luciano Mauri probabilmente un minimo di verità c’è.
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