Estate o inverno, a Udine si respira sempre aria d’Europa. Sia l’Arsenal, il Liverpool o il modesto Siroki Brijeg (Bosnia-Erzegovina), l’Udinese scende in campo sempre in una delle massime competizioni continentali e per questo la concentrazione è massima, nonostante il caldo, una preparazione ancora non perfezionata e l’obbligata “doppia trasferta”. Dopo Zenica, infatti, i bianconeri sono costretti a disputare lontano dalle mura amiche del Friuli anche il ritorno del terzo turno preliminare di Europa League, ma è un “disagio” (per usare le parole di Francesco Guidolin) più che gradito, poiché a Udine sta nascendo il Nuovo Stadio Friuli. La gara si disputa al Nereo Rocco di Trieste, dove l’Udinese serve un poker (4-0) che da solo spiega la differenza tra le due compagini che si sono sfidate in questo turno a eliminazione dell’ex Coppa Uefa.
Come promesso in coro nella conferenza stampa pre-partita da Guidolin e Domizzi (“massima concentrazione, come se fosse l’Arsenal“), i virtuali padroni di casa partono forte e dopo 9′ sono già avanti. Pinzi imbecca sulla corsa un Muriel lasciato incredibilmente solo; il colombiano regala uno dei suoi proverbiali dribbling a rientrare e, dopo aver difeso la sfera del recupero di un difensore bosniaco, serve a Di Natale un pallone che Totò non sbaglia dai tempi dei pulcini. L’1-0, che teoricamente non cambia di molto il cosiddetto punteggiato aggregato (lo Siroki infatti dovrebbe comunque segnare tre gol, anche se ora per i supplementari), serve però a mortificare le ultime speranze d’impresa del team balcanico. Così l’Udinese domina in lungo e in largo, senza lasciare alcuna occasione agli avversari, in palese difficoltà tecnico-tattico di fronte ad un avversario di un altro livello. Le opportunità che i friulani creano nei primi 45′ sono tuttavia sprecate dai vari Danilo, Muriel e Allan e la prima frazione si chiude con il minimo vantaggio bianconero. Nella ripresa, l’Udinese offre una nuova partenza a “tutto gas” desiderosa di mettere in cassaforte il punteggio ma il raddoppio non arriva, complice la scarsa lucidità sotto porta degli avanti di mister Guidolin. L’azzeccatissima, e prevedibile, mossa del tecnico di Castelfranco è l’inserimento di forze fresche. I primi ad entrare sono Maicosuel e Lazzari. Il primo dimostra sin dalle prime battute una foga agonistica mai vista prima, che spiega perché Guidolin gli stia concedendo nuove possibilità in maglia friulana. Al secondo bastano pochi minuti per mettere a frutto un’idea che, come da lui stesso ammesso nel post-gara, aveva studiato dalla panchina. Il numero uno ospite, Bilobrk, è spesso fuori dai pali e così, alla prima palla utile, Lazzari scocca una freccia da centrocampo (almeno 55 metri) che si infila al centro del paglione… pardon, della porta, lasciando l’estremo difensore avversario incredulo. Lo Siroki si arrende definitivamente, sulle ginocchia dal punto di vista fisico, e l’Udinese si diverte negli ultimi minuti. Basta raccoglie la corta respinta del numero uno avversario dopo una conclusione da fuori di Domizzi e sigla il 3-0. Chiude la festa l’ex Watford Matej Vydra (22 gol in Championship tra regular season e play-off), che raccoglie l’assist al bacio di Maicosuel e realizza con un comodo piattone, culmine di un’azione da cineteca fatta di soli tocchi di prima da parte dei bianconeri.
Al triplice fischio del signor Antti Munukka (Fin), i circa 5000 friulani giunti a Trieste esplodono in un urlo di gioia che oltre a celebrare il risultato festeggia l’inizio di una nuova stagione che, a giudicare dalle premesse, potrebbe rivelarsi felice come, o addirittura di più, di quella passata, sebbene le rivali si siano rinforzate sul mercato. L’Udinese ha pescato al Nereo Rocco un quadrifoglio di reti (Di Natale, Lazzari, Basta, Vydra) che conserverà nel proprio diario fino alla prima occasione utile, quando lo trapianterà sul nuovo prato del Friuli, così che possa essere fortunato come quello precedente. D’altronde, dove passa l’Udinese l’erba si fa più verde.
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