La scontrosa e, oserei, inaspettata grazia di Trieste si manifesta anche nella sua capacità di dare vita a piccole perle come Atelier Home Gallery di Palazzo Panifli.Le Home Gallery, come suggerisce la denominazione, sono vere e proprie gallerie d’arte in appartamenti privati. Con lo scopo di privilegiare e armonizzare il rapporto tra il gallerista e il pubblico, molti artisti hanno deciso di aprire le proprie dimore-studio alle visite. Atelier Home Gallery rientra in questa categoria, ma con un pizzico di fantasia un più. Non solo mostre d’arte, ma anche presentazioni di libri, concertini, corsi di pittura. A volere la realizzazione del progetto sono in tre: Roberto del Frate, Roberta de Jorio e Matilde Tiriticco che, come un fiume in piena, ci ha rilasciato un’intervista alla quale non si può aggiungere altro che un sorriso.
Quando inizia la storia di Atelier Home Gallery?
«L’idea ha origine quest’estate durante un viaggio dei miei genitori a Bruxelles, mossi dalla curiosità nei confronti del Nord Europa, tanto decantato per l’ attenzione e sensibilità all’arte. La realtà è stata all’altezza delle aspettative: il modo di percepire l’arte è molto diverso, più libero e meno stantio. In molti paesi nordici la formazione ed educazione culturale portano con naturalità a frequentare mostre e gallerie. Vernissage, finissage e performance artistiche non vengono viste come qualcosa di “in”, ma c’è davvero curiosità e, credo, anche gli strumenti per comprendere un certo tipo di discorso artistico. Gli spazi espositivi all’interno di abitazioni, le cosiddette Home Gallery, non sono altro che il riflesso della libertà di sperimentazione data dall’apertura mentale. Così, abbiamo deciso di portare tutto questo a Trieste».
Perché proprio in una casa, a casa vostra?
«Per creare degli spazi che siano arricchiti dal calore umano di un posto abitato, oltre che dal valore intrinseco delle opere. Luoghi dove non ci si vergogna di mostrare gli spazi e gli oggetti di uso comune - cucine, bagni, librerie, appendiabiti, porta ombrelli - diventano parte integrante del percorso artistico. Questi piccoli dettagli, purché siano curati, fanno la differenza.
Riteniamo che l’arte non si debba limitare a spazi standard come musei e gallerie, ma debba pervadere la quotidianità. Quando si decide di rendere una dimora uno spazio epositivo le opere vengono proiettate all’interno di una dimensione che è propria di tutti, in un focolare dove non si ha paura di osare. Molto spesso, vedere un’opera in una galleria asettica può suscitare più timore reverenziale che desiderio. Diventa un oggetto irraggiungibile, mentre l’ambientazione domestica la smitizza, la rende reale e non divina e ci rende capaci di instaurare un dialogo alla pari con l’opera stessa.
I miei genitori sono artisti, casa nostra è anche il loro studio e ci è sembrato giusto partire da qui».
Ma in tutto questo mare magnum, qual è il tuo ruolo all’interno di Atelier Home Gallery?
«Rivesto il ruolo di presidente e, con rigore e follia, mi prendo cura di sviluppare questo progetto artistico-culturale avvalendomi di collaboratori con una lunga esperienza nel mondo dell’arte. Il mio compito è paragonabile a quello di un regista: mi preoccupo dei contenuti che l’atelier si propone di offrire al pubblico, di come vengono presentati e soprattutto cerco di coinvolgere e scovare chi può apprezzare la nostra missione, chi d’arte vuole vivere o ne ha bisogno per vivere meglio. Entro in contatto con artisti di tutto il mondo, dalla Repubblica Ceca al Canada, dagli Stati Uniti alle bellissime Cinque Terre.
Oltre ad occuparmi del contenuto delle mostre, mi adopero per divulgarlo attraverso i social network, pubblicazioni e volantini, che realizzo con il supporto del grafico dello staff Lorenzo Tiriticco, classe ’94, studente della Scuola Internazione di Grafica di Venezia».
Qualche anticipazione sui prossimi eventi?
«Solitamente le mostre vengono inaugurate con cadenza mensile e, al momento, abbiamo in corso la mostra del giovanissimo triestino Delphi Morpurgo. La mostra di marzo proporrà opere totalmente diverse da quelle visibili ora all’Atelier, appartenenti alla corrente artistica dell’iperrealismo del pittore Marek Slavik, che ha conseguito i suoi studi pittorici presso l‘Accademia di Belle Arti di Mosca. Marek propone una serie di quadri sull’evoluzione del mondo, tema da cui prende il titolo la mostra, “The beginning and the end of the world“.
Da aprile in poi ospiteremo molti altri artisti tra cui due street artist canadesi che ricordano lo stile di Basquiat e Oroccocoro, collettivo internazionale di specialisti dei linguaggi dell’arte (pittura, abbigliamento, musica, fotografia e cucina) con sede a Londra.
Organizziamo anche corsi di pittura tenuti dal maestro e critico Roberto del Frate, incontri/conversazioni di psicanalisi con Roberta de Jorio, i due professionisti del team. Per concludere, a marzo, premieremo i vincitori del Premio artistico-letterario 2015 “Atelier Home Gallery” e, per non farci mancare nulla, stiamo pianificando degli incontri letterari. Ti basta?».
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