Come curare il fanatismo?: Terra di Confine cerca una risposta

Ha debuttato martedì 5 aprile lo spettacolo Terra di Confine – Viaggio in terra d’Israele e Palestina ospite in Sala Bartoli fino a domenica 10 aprile.

Lo spettacolo, la cui regia e drammaturgia è firmata da Daniele Salvo, si apre con una domanda diretta al pubblico “Come curare il fanatismo?”. Durante la rappresentazione, infatti, si parla del fanatismo onnipresente e silenzioso in tutte le sue forme, da quello religioso a quello della persona, fino ad arrivare -e a concentrarsi- su quello che sta devastando Israele e la Palestina.

Terra di confine nasce dall’elaborazione drammaturgica di due testi dell’intellettuale e scrittore israeliano Amos Oz, le cui testimonianze super partes, aiutate dai canti dei muezzin e dalle musiche originali del compositore triestino Marco Pudda, immergono lo spettatore nella realtà medio orientale: sul palco si confrontano fanatici ebrei e musulmani, disperate e furiose vittime di un’ingiustizia. Tra le parti ci dovrebbe essere una perfetta comprensione: entrambe vogliono una terra, entrambe si sentono profughi nel loro paese ed entrambe non fanno che sognare una pace duratura. Questa comprensione, però, non c’è. Infatti, sia gli ebrei che gli arabi si sentono vittime allo stesso modo vedendo l’altro come il loro carnefice.

Lo spettacolo si suddivide in momenti didascalici ed esemplificativi: l’autore Oz cerca di far capire al pubblico cos’è il fanatismo e, per far ciò, Daniele Salvo inserisce episodi significativi e dimostrativi che vanno dalla quotidianità di Gerusalemme ai villaggi più remoti d’Israele fino alla guerra in Libano e in cui si confrontano le opinioni e i pensieri sull’uomo ebreo, arabo, israeliano e palestinese. Vengono ritratte persone comuni che si incontrano nei bar e che presentano quasi sempre un profondo odio verso chi è diverso da loro. Il tutto è arricchito da proiezioni che permettono un viaggio visivo nella realtà presentata.

Il primo passo per fare qualcosa di concreto contro il fanatismo è mettersi nei panni degli altri: non bisogna schierarsi né da un lato né dall’altro ma bisogna capire e comprendere entrambi per arrivare ad un incontro.

“L’unico modo per combattere il fanatismo è iniettare immaginazione nella mente dei fanatici”

Per curare l’estremismo bisogna insegnare alle sue vittime il senso dell’umorismo perché Oz è sicuro che il seme del fanatismo sia nella rettitudine, nella convinzione di essere nel giusto. Gli unici che possono fermare e contrapporsi al fondamentalismo sono i moderati da cui dovrebbe partire il compromesso per la vita. Lo spettacolo non parla solo di estremismo ed intolleranza, lo spettacolo cerca di trovarvi una soluzione. È il compromesso che dà vita, l’incontro a metà strada, un “divorzio equo” dopo il quale si continuerà a vivere nella stessa terra.

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