L’Italia è un Paese fiero delle sue tradizioni. Ogni regione ha le sue e ognuna è unica e diversa dalle vicine. Abbiamo una storia fra le più antiche del globo. Siamo stati conquistatori e conquistati, siamo emigrati e abbiamo accolto immigrati.
Un gruppo di ricercatori della Sapienza, guidati dall’antropologo Giovanni Destro Bisol, in collaborazione con le Università di Bologna, Cagliari e Pisa, si sono domandati se questa enorme varietà culturale avesse un riscontro in genetica. Dopo 7 anni dall’inizio dello studio, nel quale sono state considerate 57 popolazioni del nostro territorio, è emerso che la popolazione italiana è una delle più diverse, geneticamente parlando, del mondo. Per esempio, comparando la comunità germanofona di Sappada, nel Veneto settentrionale, con il suo gruppo vicino del Cadore, o quella di Benetutti in Sardegna con la Sardegna settentrionale, l’insieme delle differenze genetiche calcolate è di 7-30 volte maggiore di quanto si osserva perfino tra coppie di popolazioni europee geograficamente 20 volte più distanti (come Portoghesi e Ungheresi oppure Spagnoli e Romeni).
La ragione di questa diversità si trova nella nostra storia. Grazie alla sua posizione geografica, l’Italia è sempre stata corridoio di migrazioni per moltissimi popoli. Ciò che ha poi contribuito maggiormente al mantenimento di caratteri diversi è stato l’isolamento geografico di certe aree, le barriere linguistiche (pensiamo ai Ladini, Cimbri, e Grecanici) e le diverse dominazioni che si sono contese il paese dal crollo dell’Impero Romano.
“Questo studio ci lascia anche una riflessione che va aldilà della dimensione strettamente scientifica e investe l’attualità - afferma Destro Bisol – sapere che l’Italia, indipendentemente dai flussi migratori recenti, è stata ed è tuttora terra di notevole diversità sia culturale che genetica, può aiutarci ad affrontare in maniera più serena un futuro pieno di occasioni di incontro con i portatori di nuove e diverse identità”.
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