Siamo sempre di più e le risorse del nostro mondo sono sempre le stesse, anzi stanno diminuendo a vista d’occhio. Però è del tutto irrealistico pensare che il mondo cambi tendenza e cominci a consumare meno, non succederà mai. Il vero problema è a monte. È necessario rendersi conto che i fattori che mettono in difficoltà il pianeta e la sua possibilità di rigenerarsi sono ovunque e sono il risultato di precise scelte intraprese nei nostri modelli di sviluppo che finiscono sempre per ricadere su di noi. Facile notare come quando passeggiamo per strada ci troviamo a competere con le macchine, gli aerei e le industrie per l’aria che respiriamo. Così come la possibilità di godere di un’atmosfera salubre, stiamo mettendo a repentaglio molti altri fattori necessari alla nostra esistenza, come lo spazio vitale di ognuno, sempre più compresso dai rifiuti che si accumulano ogni dove.
Il problema è che l’inquinamento ha assunto forme più subdole e delle quali non possiamo essere consapevoli perché distanti dai nostri occhi (e quindi dal cuore?) nonché difficilmente rilevabili. Secondo studi recenti, che manifestano una maggiore attenzione di alcune comunità al nostro impatto sull’ecosistema, emerge che i nemici dell’ambiente sono dovunque. Partiamo da qualcosa che non possiamo in alcun modo evitare: bere acqua. Che sia rubinetto o imbottigliata infatti, l’elemento che costituisce il 70% circa del nostro peso corporeo produce (indirettamente) CO2. Nella fattispecie, quella che sgorga nelle nostre cucine ne produce 0,4 kg per ogni 100 litri, mentre la seconda si attesta su un valore ben 250 volte superiore. Questo perché l’acqua in bottiglia produce inquinamento sia per la produzione del contenitore in sé, sia per il trasporto. Non viene conteggiato qui il peso dello smaltimento, che è tutt’altro che indifferente se si pensa che negli USA, ogni settimana, si consuma una quantità di bottiglie di plastica sufficiente a compiere cinque volte il giro della Terra. La prima deve invece la sua impronta energetica ai sistemi di depurazione e di pompe necessarie al suo trasporto.
Secondo imputato è il Cheeseburger. Già sotto accusa per attentato alla salute collettiva, questo campione d’oltreoceano per essere prodotto emette complessivamente una quantità di CO2 pari ad una tratta di 30km in treno: 2,5kg di gas serra a panino (e negli USA ne consumano in media tre a settimana per persona, fate voi). Il motivo è da ricercarsi in tutta la filiera, dai nutrimenti di cui necessita ogni futuro ingrediente per crescere fino alla scatola di carta che lo conterrà. Altro nemico dell’ambiente sono gli sms. Il loro volume totale produce ogni anno 32 mila tonnellate di CO2. Qui le cause sono da ricercarsi nei sistemi di gestione informatica e fisica che permettono lo scambio di queste impalpabili lettere moderne. Un caso interessante e legato a quello precedente è quello della posta elettronica; una mail produce 4gr di CO2. Si può controbattere che grazie a questo sistema, il mondo ha evitato di produrre milioni di tonnellate di carta. Falso. Per un meccanismo di feedback che ormai domina praticamente ogni ambito della vita, il fatto che si possa produrre una mole incredibile di messaggi elettronici porta ad un aumento generale degli atti scritti digitali; questi prima o poi diventeranno un documento cartaceo per i motivi più svariati. Ergo, anche la produzione di atti su fogli di carta aumenta. Ultimi nemici sono il pane (800g al Kg, imputabili a forni e trasporto), le mele (150g al Kg per refrigerazioni e logistica) e i sacchetti di plastica, che per quando biodegradabili, e parzialmente biodegradati già quando li prendi, visti gli sversamenti di spese sempre più frequenti per le strada italiane, con i loro 150gr a sacchetto contribuiscono in modo non indifferente a produrre inquinamento fin dalla loro creazione.
Emerge una contraddizione di fondo: non si può fare niente per evitare di inquinare perché la nostra esistenza è già di per se una colpa alla quale non possiamo sfuggire. Il punto è che attraverso una maggiore consapevolezza è possibile ridurre gli sprechi ed evitare di incentivare tutti quei sistemi di produzione che arrecano un danno sistematico all’ambiente, come le bottiglie di plastica o i cheeseburger. Chi scrive sa che un certo livello di consumo è inevitabile nonché necessario e nel frattempo si interroga su quanta CO2 avrà prodotto questo suo articolo.
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