Filippo Dini è ritornato al Teatro Rossetti mercoledì 16 dicembre con una pièce da lui stesso diretta e interpretata, Ivanov di Čechov coprodotta dalla Fondazione Due e dal Teatro Stabile di Genova.
Ivanov è infelice, è sposato con una donna ebrea di ceto medio ma completamente estranea al suo mondo, lui proprietario terriero desideroso di cambiare le cose in nome di una giustizia sociale, senza purtroppo riuscirci. Il suo matrimonio è finito da tempo, non ama più la moglie malata di tisi che tradisce con la giovane Saša, “non sente né amore, né pietà, ma una specie di vuoto“.
Lo spettacolo inizia con le luci accese in sala e sul palco, seduto al tavolo, Ivanov intento a leggere un libro; il perno della storia è il suo ultimo anno di vita che in realtà rappresenta tutta la sua esistenza vuota.
Ivanov è un uomo in crisi, annoiato e depresso, disprezzabile ma non cattivo; è come un virus capace di far spegnere piano piano le persone che gli ruotano attorno, di uccidere idee e amori.
Lo spettacolo, sebbene duri quasi tre ore, non è per nulla pesante, anzi, la rilettura che ne ha dato Dini fa emergere momenti di ironia. I cambi di scena mantengono un elemento sempre fisso: la natura sullo sfondo che molto bene si intreccia con la linearità della regia; i sentimenti e le azioni si confondono e i personaggi sembrano incapaci e impotenti verso se stessi e verso gli altri.
Un cast di ottimo livello dove gli attori riescono a brillare in egual misura senza mettere in ombra gli altri; menzione d’onore va fatta per Sara Bertelà interprete di Anna Petrovna, Gianluca Gobbi che con la sua voce e la vis comica alleggerisce l’atmosfera strappando diverse risate alla platea, Valeria Angelozzi bravissima interprete di Saša e lo stesso Filippo Dini che non ha bisogno di presentazione.
Čechov scrisse questo dramma nel 1887 ma rimane una pièce teatrale estremamente attuale che merita di essere vista.
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