Nasce in meno di dieci secondi e sono sufficienti dettagli minimi, dal modo di accavallare le gambe ad un semplice neo. L’antipatia è un’emozione che, in quanto tale, è incontrollabile e pressoché immediata: sono sufficienti dieci semplici secondi di contatto con una persona, prima ancora che si instauri un dialogo, affinché si accenda un spia nel nostro cervello. Paradossalmente, nella maggior parte dei casi si tratta proprio di un particolare che ci rammenta qualcosa di spiacevole di noi stessi o del nostro passato. L’antipatia, infatti, non nasce dagli altri, bensì da noi stessi e precisamente a livello dell’amigdala, una porzione profonda dell’encefalo dove risiede l’archivio delle nostre emozioni e dei ricordi, i quali entrano in gioco spontaneamente per fornire una sensazione negativa o positiva rispetto ad un viso, un atteggiamento od una situazione. Le antipatie intense e apparentemente ingiustificabili potrebbero tradire, in realtà, una segreta affinità non consapevole e non accettata. Talvolta, invece, questa emozione nasce da una incompatibilità prevalentemente caratteriale, legata al fatto che la persona in questione non ci fa sentire a nostro agio in sua compagnia.
In accordo con il famoso detto non c’è mai una seconda occasione per fare una buona prima impressione, se troviamo una persona antipatica a prima vista, in lei cercheremo sempre e solo elementi che confermino la nostra iniziale impressione. Fortunatamente però, siamo capaci di scendere a compromessi con le nostre emozioni e familiarizzare con il nemico, fino ad arrivare, in alcuni casi, a provare addirittura il sentimento opposto. Dal punto di vista delle vittime, l’essere considerati antipatici può essere un’arma a doppio taglio. Da un lato, mettendo una barriera tra sé e gli altri, si crea una sorta di spartiacque che consente all’antipatico di porsi in maniera più autoritaria, rafforzando in un certo qual modo la propria sicurezza.
Di contro, a lungo termine questa stessa posizione isola l’antipatico, lo rende impossibilitato al confronto con il prossimo ed alla collaborazione, elementi essenziali per mantenere dei buoni equilibri sociali. Spesso capita, però, che nell’ambiente lavorativo a risultare antipatici siano principalmente le persone timide, poiché la timidezza viene percepita come ambiguità e mancanza di chiarezza. Al contrario, ad un individuo oltremodo schietto e privo di filtri, seppur dai modi bruschi e dalle risposte burbere, viene associata sincerità e, di conseguenza, ciò fa nascere in noi simpatia. Non è trascurabile neanche il peso dell’aspetto fisico: in generale, ad irritare sono i visi con naso affilato e labbra sottili, mentre i volti arrotondati con occhi grandi sembrerebbero suscitare tenerezza e, ricordando tratti tipicamente infantili, anche simpatia.
- Le 10 cose che solo uno studente di medicina Units può capire - 19 maggio 2015
- L’antipatia è lo specchio dei nostri difetti - 8 aprile 2015
- Mentire? È un’arte sopraffina - 11 marzo 2015
- Immagine allo specchio: verità o inganno? - 27 gennaio 2015
- Buoni propositi? Ecco come mantenerli - 6 gennaio 2015