Le 8 cose che solo uno studente di Comunicazione dell’Units può capire

Trovare le otto cose che solo uno studente di Comunicazione dell’Università di Trieste può capire è un po’ come sparare sulla croce rossa. Intendiamoci: io, che in questa facoltà mi sono laureata, la rifarei altre mille volte, non solo perchè studia un tema così importante quanto bistrattato come la comunicazione, ma anche perchè la merenda delle quattro a me è sempre piaciuta un sacco. Vi spiego meglio: chiunque si sia iscritto a questo corso di laurea non sarà stato esente dal sentirsi accusato di frequentare “scienze delle merendine”. Questo è un bel punto di partenza per elencarvi le otto cose che solo uno studente di Comunicazione dell’Units può capire.

1. La sede
Com’è che faceva quella canzone? “Sul cucuzzolo della montagna, con la neve alta così”. Tradotto per gli studenti di Comunicazione potrebbe essere “sul cucuzolo di via Tigor con la bora che rompe così”. E non esagero quando vi dico che in inverno ci vorrebbero i cani San Bernardo per andare a salvare quei poveri studenti che isolati da tutto e da tutti si ritrovano a dover scendere con culo a terra per tornare a casa, perchè gli autobus non passano. Mai.

2. Gli esami di inglese
Anni e anni di fuori corso, costretti a pagare tasse su tasse per arrivare a supplicare la Professoressa Leonzini per un 18. Chi non è mai stato vittima del temibile B2, che tanti reduci ha mietuto?! Scuse più frequenti da utilizzare con Luisella (Leonzini e chi sennò): “prof, ho fatto tutti gli esercizi bene ma non riesco a passare l’esame”, “prof, è la 23esima volta che lo faccio”, “prof, ho bisogno di laurearmi”. Tranquilli, forse nessuna di queste scuse potrà aiutarvi: confidate in John Peter Sloan.

3. I bagni
In fondo al corridoio a destra please. Non illudetevi, solo al secondo piano. E che voi siate uomo o donna questo non importa: a comunicazione il sesso non esiste e tutti vanno allo stesso bagno. Tra l’altro bisogna pure fare pipì piano, perchè se il Prof. Battelli vi sente vi viene a sgridare.

4. La copisteria
Quella di Largo Papa Giovanni, più che una copisteria dovrebbe essere un monumento che tutti gli studenti di comunicazione adorerebbero. Raggiungerla la prima volta è quasi un’impresa: alzi la mano chi non ha avuto la sensazione di violare una proprietà privata. Una volta che si supera il cancello però, ecco che gli uccellini iniziano a cantare e il wifi gratutito a sbocciare. Ad accogliere gli studenti tre possibilità: la madre superiora, la titolare e i suoi strani maglioni e poi, be’ e poi arriva Paolo.

5. Le lezioni di storia
Ahimè questo capitolo credo non valga più. Pochi infatti sono rimasti a conoscere le lezioni di Battelli e di Fontana e dei loro esami di Storia contemporanea e dell’Asia (che poi il perchè studiassimo storia mi è ancora oscuro). Quanto tempo trascorso ad ascoltare Battelli e le sue spiegazioni in inglese, a ripetere dopo di lui la giusta pronuncia, ad alzarci, uno per uno come dei piccoli coreani, per leggere le frasi tratte dal discorso del Presidente americano e a intonare tutti insieme l’inno statunitense a fine lezione (no, su questo sto scherzando). Per non parlare di Fontana. Ahi quanto interesse ci ha fatto nascere per Sun Tzu e l’arte della guerra, e quanti appunti presi senza un filo logico: chiedevi ad un compagno di compararli e già era tanto se parlavano dello stesso argomento. Tutta storia. Appunto.

6. La vista
Spesso e volentieri, le lezioni di Comunicazione si tengono nella famosa H3 del 4° piano. Tante, tantissime scale (il problema dell’ascensore è un punto che meriterebbe un articolo a sé) per arrivare all’unica aula in grado di poter far sedere tutti gli studenti. La fatica è tanta, ma la vista dalla finestra è solo impareggiabile. E almeno questa, ce l’abbiamo solo noi.

7. La scomparsa degli studenti
Ritrovarsi ad essere in 200 il primo giorno d’università è normalissimo. Ritrovarsi ad essere in 50 l’ultimo anno è ancora più normale. Si pensa a un buco nero che inghiotte i poveri studenti.

8. Cosa farò da grande
Quando dite che studiate Comunicazione la reazione di tutti è sempre: cioè?. Ecco, vaglielo tu a spiegare che cosa significa. Alcuni vi diranno “giornalismo”, altri “studio editoria”, altri ancora, i più temerari, risponderanno “marketing”. Ora, che nessuna delle tre cose sia vera lo sa solo chi tra quelle mura ci ha messo libri, fisico e cuore, ma che il sogno più grande sia proprio fare una di queste tre cose, lo sanno tutti.

In copertina foto di Elisa Kiraz per Animal.

About Elisa Ronchese

Laureanda in Scienze della Comunicazione a 22 anni non ho ancora deciso cosa fare “da grande”. Leggere, viaggiare, scrivere e il social sono solo alcune delle mie passioni. L’ultima in ordine di tempo scoperta grazie a Radioincorso.it : la radio!
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