Ha debuttato ieri, mercoledì 9 marzo, al Politeama Rossetti, Molière: La recita di Versailles, lo spettacolo di e con Paolo Rossi per la regia di Giampaolo Solari. Il canovaccio di Stefano Massini, reinterpretato dal protagonista, ha ottenuto un grandissimo successo allo stabile del Friuli suscitando risate attraverso l’ironia e la satira.
In uno spettacolo teatrale con citazioni e riferimenti che vanno da Aspettando Godot di Beckett a Stanlio e Onlio, passando per Totò, spicca la satira e l’umorismo sottile che porta lo spettatore a spasso per lo spazio e il tempo. L’improvvisazione, caratteristica centrale della rappresentazione, le permette di inserirsi perfettamente nel contesto culturale della città che la ospita. L’introduzione dello stesso Paolo Rossi, che attende il pubblico sul palco vestendo già i panni di Molière, anticipa che lo spettacolo sarà un susseguirsi di scene ironiche e senza tempo: la messa in scena di una verità che in teatro si tramuta in caos organizzato, per usa re le stesse parole dell’attore. Una realtà difficile da capire, in cui gli stessi interpreti sono portati a perdere il fil rouge. Il pubblico non assisterà infatti ad uno spettacolo, ma ad una serie di prove teatrali dirette dall’artista, cornice utilizzata per racchiudere battute e satira che ripropongono avvenimenti e protagonisti degli ultimi secoli.
Lo scopo di non recitare al pubblico, ma con il pubblico è perfettamente raggiunto: gli spettatori sono catapultati tra le vicende della famiglia reale francese ed accompagnati poi in un vortice di skectch e battute ispirate a vicende attuali. Gli estratti dei classici teatrali di Molière vengono infatti riadattati e attualizzati, con riferimenti anche alla località ospitante, e affiancati da stralci della sue biografia. Una parodia della società che conquista il pubblico: i potenti, rappresentati da Re Sole, cambiano idea continuamente, arrivando a fare richieste impossibili; gli attori presentati come coloro che recitano peggio di molti altri professionisti; vizi ereditati, o protratti, dalla Francia del XVII secolo. Un continuo specchio di rimandi che permette di vedere il mondo in maniera più disincantata, ma con un contorno di immancabili risate.
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