La compagnia Babilonia Teatri porta al Politeama Rossetti lo spettacolo Jesus, scritto da Enrico Castellani, in scena il 16 e il 17 marzo.
Valeria Raimondi riempie il palcoscenico e conquista il pubblico nella sua performance intensa e articolata, coinvolgendo e appassionando. Un’attrice con una voce profonda, suadente, decisa, che mai si spezza nonostante la difficoltà del testo da interpretare. Il suo timbro potente dà ad ogni parola il rispetto che merita, esaltandola e facendone sentire l’importanza. Conquista subito le donne presenti in sala, sia per la sua capacità di recitare per primi venti minuti sui tacchi, sia per la sua grinta esplosiva che richiede un’energia non indifferente. Certamente affascina anche gli uomini, per la sua versatilità e la sua persuasione.
Il testo, ampiamente metaforico in certe battute e totalmente essenziale in altre, ricorda il Manifesto futurista e lo stile di Marinetti. È veloce e incalzante, formato da frasi minime che eliminano il superfluo e le parole di troppo per arrivare direttamente al punto. Eppure nel loro essere spesso minimali attraversano un percorso mirato che porta lo spettatore ad un ragionamento circoscritto seppur sempre di libera interpretazione. Porta a farsi delle domande, che sono quasi sempre più importanti delle risposte. È un testo difficile da ricordare, proprio perché non è narrativo ma è uno svolgimento libero di pensieri che si susseguono, ed è anche questa una capacità da riconoscere all’attrice.
Il contenuto è tutto tranne che superficiale. Passa dal presentare ad un’immagine di un bambino che chiede “Perché si muore, mamma? Perché si vive, mamma? Se allora tutti dobbiamo morire, che senso ha vivere?” e alla ovvia difficoltà nel dare delle risposte degne di queste domande, fino alla richiesta di un “paradiso subito, paradiso per tutti” ed alla chiusura dell’inferno con l’abolizione del peccato. Il tutto accompagnato da canzoni immortali, come Hallelujah nella versione di Jeff Buckley e Superstar del famoso musical Jesus Christ Superstar. Ricordano anche un famoso testo dei Depeche mode, perché in fondo tutti noi vogliamo il nostro “Personal Jesus/Someone to hear your prayers/Someone who cares/(…)/Someone who’s there” in una visione assolutamente svincolata dal cattolicesimo, ma totalmente personalizzata della spiritualità.
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