Un giorno stavo scorrendo la bacheca del mio Instagram quando mi accorgo che Beyoncé e Rihanna hanno cambiato la propria foto profilo con un semplice quadrato azzurro. Subito mi si è scatenato il panico e mi sono chiesta che cosa significasse. Forse entrambe sono incinte di un maschietto? Forse sono le nuove testimonial di Tiffany? No. Quell’azzurro è Tidal. Tidal che? Vi spiego: alcune settimane fa, è stato questo nuovo servizio, ora nelle mani del famossissimo (e ricchissimo) rapper Jay-Z. Di che cosa si tratta? Originariamente creato in Norvegia con il nome di Aspiro, Tidal è il servizio streaming musicale a pagamento gestito direttamente dagli artisti.
Durante la conferenza stampa, svoltasi a New York lo scorso 30 marzo, erano presenti alcune fra le star musicali più famosi al mondo come Rihanna, Beyoncé, Madonna, Daft Punk, Kanye West e chi ne ha più ne metta, pronti a dare supporto a questo nuovo strumento di musica che dovremmo pagare 20 euro al mese. Tidal darà accesso a ben 25 milioni di tracce, alcune tra le quali inedite (ovvero presenti solamente per Tidal), a musica di alta qualità, ad interviste esclusive, a playlist firmate dagli artisti. L’obiettivo, secondo il boss del rap, è quello di far guadagnare in modo equo gli artisti che concederanno i diritti delle proprie canzoni.
Il problema è che molti sono scettici sull’effettivo successo di una piattaforma dai costi così elevati, artisti come Lily Allen e altri hanno avanzato l’ipotesi che, costringendo il pubblico a pagare tanto di più delle altre piattaforme, non si farà altro che costringere gli utenti al ritorno al caro vecchio Torrent illegale. Gli ultimi resoconti, infatti, sembrano dare ragione a queste perplessità: non solo Tidal tarda a esplodere sul mercato mondiale, ma, addirittura, secondo alcune riviste internazionali, la pubblicità nei confronti dei musicisti che hanno tanto appoggiato il lancio sarebbe pessima, facendoli presentare come degli artisti avidi e attaccati al proprio guadagno più che alla musica stessa. Insomma, ciò che doveva mettere in difficoltà Spotify, mette ancor più in crisi il “povero” Jay-Z.
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