Sembra ormai rientrare il caso delle immatricolazioni nelle Università italiane. La stampa nazionale, nei giorni scorsi, si era occupata del preoccupante calo di matricole nelle università italiane, tendenza – sottolineavano - molto più grave nel mezzogiorno d’Italia e con un impatto minore negli atenei settentrionali. La fonte su cui si basavano queste considerazioni – l’Ans, Anagrafe Nazionale Studenti – riportava però dei dati solamente “provvisori”, e di conseguenza non totalmente veritieri. E’ bastata un’analisi sullo stesso sito ministeriale, che confrontasse i dati della versione pubblica dell’Ans con quelli della sezione riservata agli atenei (i primi, come immaginabile, inferiori ai secondi), per notare molte incongruenze e sgonfiare, almeno in parte, le polemiche. O a cambiarle di segno, con gli atenei che parlano ora di esercizi di preziosismo statistico non corrispondenti alla realtà. Un caso su tutti: all’Università di Parma, che è in crescita, veniva attribuito un calo del 36% di immatricolati nel quadriennio 2001-2014. I dati pubblici erano insomma ancora in una fase di aggiornamento. Certo, non si tratta per forza di un lieto fine: se la montatura dei giorni scorsi – soprattutto nelle cifre – era evidente, a dare uno sguardo alle statistiche – definitive - sull’intero comparto universitario, l’impressione non è proprio confortante. L’andamento negli ultimi quindici anni delle immatricolazioni, pur altalenante, mostra dei chiari segnali negativi, anche se sembra ora in una fase assestamento. Ma si tratta di un discorso di non facile soluzione, carico com’è di interpretazioni differenti.
Tornando al “caso” dei giorni scorsi, anche gli atenei regionali ne avevano fatto le spese, con delle cifre che li davano in arretramento. L’Università di Trieste non ha fatto attendere la sua replica, ribadendo che si “registra, anche quest’anno, un saldo positivo delle immatricolazioni”. Dai dati diffusi dall’ateneo, in attesa di quelli sulle laurea magistrali dalle tempistiche più lunghe, al 30 ottobre 2015 risulta un aumento degli iscritti alle Laurea triennali pari al 14,58% rispetto allo scorso anno: in termini numerici si passa dai 2880 neo iscritti del 2014/15 ai 3300 del 2015/16. Un significativo balzo in avanti, che l’università spiega con “la qualità dell’offerta formativa, gli investimenti fatti sui servizi a favore della mobilità internazionale degli studenti e del placement formativo nelle aziende, oltre che un “manifesto tasse” che ci posiziona tra i migliori atenei del Nord Italia”. A cui si può aggiungere anche il buon successo dell’edizione 2015 di Porte Aperte, con la partecipazione di ben 7500 studenti provenienti da tutta Italia.
Interessante, però, è andare a guardare le immatricolazioni nei singoli settori di studio. Si registrano, per esempio, dei decisi incrementi soprattutto nei corsi di laurea in Fisica (addirittura +55%), Ingegneria industriale, Ingegneria elettronica ed informatica, Economia e gestione aziendale, Lingue e letterature straniere. In evidente miglioramento anche le lauree in Farmacia, Giurisprudenza, Geologia, Scienze e tecnologie per l’ambiente, Statistica ed informatica per l’azienda, Storia e filosofia, Fisioterapia e Discipline infermieristiche.
Qualche motivo di preoccupazione in meno per il Rettore Maurizio Fermeglia che commenta: “il grosso lavoro per orientare e motivare gli studenti in ingresso sta dando finalmente i risultati sperati. Un aumento delle immatricolazioni al primo anno di oltre il 14% rispetto allo scorso anno in una situazione di calo generalizzato a livello nazionale è molto significativa, anche in considerazione che una buona parte degli studenti neo immatricolati provengono dall’estero e da fuori regione”.
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