Quando nella Stagione del Verdi compare “Luisa Miller” semplicemente non si può non andare a sentirla a teatro. Tre semplici motivi vi spiegano perché.
La Musica è di Giuseppe Verdi…
Meravigliosa, complessa, complicata, elegante e delicata al punto da permettere al soprano di cantare bisbigliando, potente e piena per sostenere i roboanti cori verdiani, elaborata e imprevedibile tanto da rendere la direzione assolutamente indispensabile, e chapeau al direttore dell’Opera Nazionale Greca Myron Michailidis per due ore e mezza di arzigogoli senza sbavature.
I personaggi sono pochi – due bassi, un baritono, un tenore e due soprani – e la musica li vuole tutti protagonisti: nelle parti singole come nelle scene corali, le loro voci sostengono un complesso e delicatissimo castello di carte, fatto di tempi di mezzo e cabalette, cori avvolgenti e silenzi repentini e lunghi brani di canto senza orchestra – e vi assicuro che se non lo sapete ci metterete un po’ ad accorgervi che nessun arco, fiato o percussione sta accompagnando il cantato.
… ma non è la solita opera verdiana…
Luisa Miller, dramma incentrato sulla protagonista e sulle sue emozioni, è spesso portata a esempio della ricerca verdiana della semplificazione scenica.
Ebbene la presenza di soli sei personaggi la rende invece l’apoteosi dell’opera corale, dando a ognuno spazi espressivi e un percorso di crescita e rendendoli tutti parimenti indispensabili allo sviluppo della trama. Sotto lo sguardo del pubblico, la linea di demarcazione fra protagonista e antagonista si confonde, e la trama si evolve dall’intrigo dal quale Luisa deve districarsi ad un intreccio vivo nel quale ogni filo si volge e si riavvolge fino a portare all’unica – tragica – soluzione possibile.
I ruoli di Miller e del Conte di Walter (magistralmente rappresentati dal tenore Ilya Silchukov e dal basso Andrea Comelli), le due figure paterne diametralmente opposte che muovono quale con l’odio quale con l’amore le azioni dei figli, rendono Luisa Miller più che un dramma borghese (anche se è presente la dicotomia fra la plebe oppressa e i nobili “belve” senza etica, morale e cuore), un dramma famigliare, un Romeo e Giulietta “come sarebbe stato” se Shakespeare fosse stato tedesco, e invece di far trionfare l’amore con il sacrificio lo avesse fatto sprofondare nel baratro della vendetta.
… e poi l’ha scritta Friedrich Schiller!
Luisa è una ragazza povera qualsiasi nata in un villaggio qualsiasi, che per amore si scontra con un mondo più grande di lei: una banalità che troviamo ovunque nella letteratura romantica. Ma questa banalità fra la penna di Friedrich Schiller – il titolo della sua opera Kabale und Liebe si traduce appunto Intrigo e Amore – e quella del librettista Salvadore Cammarano, vi terrà col fiato sospeso quanto un film dei fratelli Coen.
Ovviamente è sempre Schiller, che è un po’ come dire che ovviamente non può finire bene, ma se a questo punto siete anche solo un po’ curiosi, regalatevi la possibilità di scoprire insieme ai cantanti quanto può andare male, quando un romantico tedesco si mette a scrivere.
Prossime rappresentazioni:
Mar 08.03.2016 ore 20:30
Gio 10.03.2016 ore 20:30
Sab 12.03.2016 ore 16:00
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